Le divergenze sul target al 2030 e sulla neutralità climatica "per singolo paese" al 2050 sono gli ostacoli più insidiosi per la finalizzazione della legge sul clima Ue. La "legge delle leggi" sul clima, come l'ha definita il vicepresidente della Commissione Frans Timmermans è attualmente in fase di negoziazione tra le istituzioni Ue: Europarlamento, Commissione e paesi Ue.
Dopo tre incontri dalla fine del 2020, il prossimo negoziato a tre (trilogo) è previsto prima di Pasqua. La climate law stabilisce gli obiettivi di riduzione delle emissioni Ue al 2030 e al 2050. Senza accordo, la riforma delle politiche climatiche dell’Ue, in programma in giugno, non si può fare.
Tutti i protagonisti del negoziato dicono di voler chiudere entro il 22 aprile, data del summit dei leader sul clima convocato dal presidente Usa Joe Biden. Lo hanno dichiarato pubblicamente il presidente della commissione Ambiente dell'Europarlamento Pascal Canfin, lo stesso Frans Timmermans e i ministri di Italia, Francia e Germania. Ma "ciò che ci divide non sono dettagli", ha avvertito Joao Pedro Matos Fernandes, ministro portoghese presidente di turno del Consiglio ambiente.
La creazione di un osservatorio indipendente sulle emissioni Ue, l’introduzione di un "bilancio del carbonio" e la proposta di agende settoriali di riduzione delle emissioni "sono cose completamente nuove, idee dell'Europarlamento non incluse né nella proposta della Commissione, né nell'orientamento generale del Consiglio", ha detto Fernandes. E non sono neanche le tematiche più controverse.
Se il ministro italiano Roberto Cingolani, all’esordio in consesso europeo, ha ricordato "l'importanza di mantenere lo spirito dell'orientamento generale" del Consiglio, "che rappresenta un accordo equilibrato ed ambizioso", i suoi omologhi di Repubblica ceca e Polonia sono stati più diretti: no alle richieste dell’Europarlamento di portare il target 2030 al 60% di riduzione delle emissioni (non netto), e di neutralità climatica a livello nazionale entro il 2050.
"Tutti dovranno assicurare una certa dose di flessibilità – ha dichiarato Timmermans – per chiudere presto e consentirci di avanzare" sia sulla riforma delle politiche Ue sul clima, sia per rafforzare la leadership sul clima dell'Ue.