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Ansip, la connettività sia al primo posto nelle scelte dei governi

Ansip, la connettività sia al primo posto nelle scelte dei governi

Vicepresidente commissione Mercato interno, progetto rete unica in Italia deve garantire concorrenza

30 ottobre 2020, 14:34

Redazione ANSA

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Ansip, la connettività sia al primo posto nelle scelte dei governi © ANSA/EPA

BRUXELLES - La priorità dei governi europei, che dovranno dedicare il 20% delle risorse del Recovery Fund a iniziative digitali, dev'essere la connettività. La visione, ci tiene a rimarcarlo, "è personale". Ma l'idea di Andrus Ansip, ex vicepresidente della Commissione europea con delega al portafoglio digitale ed attuale eurodeputato nelle fila dei liberali di Renew Europe, è che serva accelerare soprattutto sulla copertura dei territori nazionali con le reti ad alta velocità affinché la rivoluzione delle nuove tecnologie attraversi davvero tutto il Continente. I fondi Ue serviranno soprattutto "dove abbiamo distorsioni del mercato e dove dobbiamo risolvere problemi, come la connettività nelle aree rurali. Lo scopo dei governi deve essere quello di coprire i loro Paesi con reti di nuova generazione al più presto", sottolinea il politico estone, vicepresidente della commissione per il Mercato interno del Parlamento Ue. "È importante poi cercare di coprire interamente almeno una città in ogni Paese quest'anno, nonostante i ritardi dovuti al Covid-19, e avere almeno alcune regioni in tutti gli Stati membri in cui il 5G è attivo". Da lì potrà poi partire lo sviluppo, dai prodotti smart alle auto collegate. Anche perché, ricorda Ansip, durante il suo mandato l'esecutivo comunitario aveva stabilito che nel 2025 "tutte le principali strade d'Europa dovranno essere collegate con la rete 5G, così come tutte le città e i luoghi socio-economici come università, istituti di ricerca, fabbriche, stazioni ferroviarie, porti marittimi, aeroporti e così via".

E tra le reti di nuova generazione sarà importante anche lo sviluppo della fibra. Ansip non si sbilancia sul progetto dell'Italia di creare una rete unica ma soppesa i pro e i contro. "Vedo alcuni vantaggi come l'economia di scala, se però non ci sarà concorrenza posso immaginare degli ostacoli" a un via libera Ue, spiega l'eurodeputato, portando poi l'esempio della situazione nel resto d'Europa. "In molti Paesi dell'Ue - sottolinea -, per il 4G esiste una sola rete e gli operatori delle tlc spesso devono usare la stessa rete o, perlomeno, le stesse torri. In altri campi, come quello energetico o dell'approvvigionamento idrico, esistono modelli simili a un monopolio. In Europa è consentito avere modelli del genere. Ciò che non è consentito è che abusino del loro potere del mercato. Questo significa che non possono fare tutto. Dobbiamo regolarli".

Uno dei traguardi raggiunti negli scorsi anni di cui Ansip, che vanta anche un lungo passato da premier in patria, va più fiero è il nuovo codice concordato con gli operatori delle tlc, che ha "colmato il gap" di investimenti per lo sviluppo delle reti. "Abbiamo reso l'ambiente imprenditoriale europeo più attraete", evidenzia l'eurodeputato, sottolineando che "la Commissione di Jean-Claude Juncker ha lottato molto per lo sviluppo 5G nell'Unione". Recuperato il ritardo, ora bisogna concentrarsi sulla sicurezza, soprattutto nei confronti di Pechino. "Sappiamo tutti dei problemi legati ai produttori cinesi, Huawei e ZTE. Nel 2017 la Cina ha lanciato la sua nuova legge sull'intelligence secondo la quale tutte le aziende sul territorio devono cooperare con i loro servizi segreti. Possono dire che Huawei non ha mai iniziato a spiare qui in Ue, o che non abbiamo abbastanza prove per dimostrarlo, ma preferisco collaborare con chi rispetta le norme nazionali", scadisce Ansip, sottolineando la necessità per l'Ue e i suoi membri di "occuparsi della valutazione del rischio" con gli strumenti a disposizione, come il 'toolbox' lanciato all'inizio di quest'anno che prevede possibili misure di mitigazione fino anche all'introduzione di divieti, così come l'applicazione delle norme sugli aiuti di Stato. "In molti Paesi - prosegue - è già stato deciso che Huawei non sarà la benvenuta. Per decenni abbiamo affermato che tutti i beni e servizi provenienti da Paesi terzi erano ben accetti, anche sapendo che in alcuni casi i prezzi più convenienti erano il risultato di dumping. Eppure, quando sono le aziende europee a voler iniziare un'attività in Cina, Pechino protegge la propria economia e le obbliga a creare joint venture o a condividere i loro segreti commerciali con le autorità. Deve esserci reciprocità. Dobbiamo proteggere i nostri produttori qui nell'Ue creando condizioni di parità per tutti".

Un tema, quello del ‘level playing field’, strettamente collegato anche alla concorrenza soffocata dai grandi gatekeeper sui mercati digitali. La Commissione Ue è pronta a intervenire per frenare lo strapotere delle Big Tech con nuovo strumento per la concorrenza – il Digital Market Act –
in arrivo a dicembre insieme al Digital Service Act. Lo scopo principale, in questo caso, è di "aggiornare la definizione" di gatekeeper e di "servizi online", sottolinea Ansip. Per il resto, a guidare l'esecutivo Ue nella stesura della nuova normativa dovranno essere i principi e i valori contenuti nella normativa sull'e-commerce del Duemila, che il Dsa vorrebbe superare. "Non c'è nessuna necessità di modificare alcuni capisaldi come il principio del Paese d'origine – sostiene l’estone -. Ciò che serve è spiegare meglio e chiarire alcuni aspetti, come quelli legati alla responsabilità delle piattaforme. Secondo alcune sentenze della Corte Ue, oggi le piattaforme sono responsabili soltanto se sono sin dall'inizio a conoscenza" di ciò che gira sui loro canali, "mentre coloro che non vogliono sapere cosa c'è sulla loro piattaforma sono innocenti. Non penso che sia una buona pratica. Dobbiamo risolvere questo problema e creare una procedura di notifica e azione" per i contenuti illeciti o dannosi che circolano online. Servirà poi "mantenere i mercati armonizzati", avverte l'ex vicepresidente della Commissione. "Negli ultimi due anni - spiega -, abbiamo avuto molte interpretazioni diverse della direttiva, penso a Germania, Francia, Regno Unito, Belgio. Questo è dannoso per tutti gli attori, Pmi comprese". Se l'attenzione di Bruxelles si manterrà su questi aspetti, il Dsa potrà essere efficace. Inutile, secondo Ansip, inserirvi tutti i temi importanti relativi al digitale - dalla tassazione all'impatto sull'occupazione - perché così facendo si rischierebbe di "non sortire alcun effetto". Il successo sarà possibile se "renderemo il Dsa un regolamento, non una direttiva". In caso contrario, "avremo di nuovo ventisette interpretazioni diverse".

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