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Gb, contro disoccupazione arriva 'Youth obligation'

Strategia del governo britannico per ridurre il numero dei Neet

04 settembre, 18:58
Il premier britannico David Cameron Il premier britannico David Cameron

BRUXELLES - Per mantenere i propri benefit economici i giovani britannici dai 18 ai 21 anni dovranno avere un lavoro, fare uno stage o essere iscritti ad un corso di formazione. Si tratta della 'Youth Obligation', la strategia con la quale, come scrive il Financial Times, il nuovo ministro del lavoro britannico, Priti Patel, promette una riduzione del 15 per cento nei prossimi dieci anni del numero dei cosiddetti Neet, ovvero giovani tra i 16 e i 24 anni non impegnati nello studio, né nel lavoro e né nella formazione.

La 'Youth Obligation' prevede che dall'aprile 2017 tutti i giovani dai 18 ai 21 anni, per non perdere i propri benefit - come assegni di disoccupazione, borse di studio o altri sussidi - dovranno lavorare o comunque essere attivi in un percorso di formazione o apprendistato. Il governo prevede anche la creazione di tre milioni di apprendistati professionali mirati a creare professionalità spendibili sul mercato del lavoro nei prossimi cinque anni.

Previsto, infine, anche un supporto intensivo da parte degli uffici di collocamento con interventi individuali. Tuttavia Jonathan Portes, direttore del National Institute of Economic and Social Research, mette in guardia contro "misure troppo punitive" che potrebbero portare "alla crescita del lavoro nero".

Il numero dei Neet nel Regno Unito è diminuito già di un quarto dal 2011 arrivando a un totale 922mila giovani, il 12,7 per cento dell'intera popolazione al di sotto dei 26 anni. Tuttavia, dopo due anni, la crescita dell'occupazione britannica si è arrestata e la disoccupazione generale si è attestata al 5,6 per cento negli ultimi due mesi. Secondo l'Ocse sono proprio i Neet il punto debole del mercato del lavoro britannico. Mark Keese, capo analista occupazione Ocse, ritiene che "il Regno Unito può sicuramente fare meglio" dal momento che il suo è "un mercato del lavoro flessibile". Secondo gli esperti, ad avere difficoltà maggiori sono i non laureati in quanto, da una parte le scuole non agevolano adeguatamente l'inserimento nel mondo del lavoro e dall'altra i datori di lavoro offrono raramente stage o nuovi posti.

 


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