Per evitare un nuovo Ceta, con
un'altra Vallonia che blocca un'intera intesa commerciale, una
tra le opzioni al vaglio della Commissione Ue è lo
'spacchettamento' degli stessi accordi di libero scambio in più
aree a seconda dell'ambito e della suddivisione delle competenze
tra l'Ue e gli stati membri. La pista quindi di "uno o più
mandati" negoziali e più in generale di una "migliore
costruzione del mandato" per dare più credibilità ai suoi
accordi futuri, è tra quelle al momento in discussione a
Bruxelles. E' quanto si apprende da fonti della Commissione Ue,
a pochi giorni dal discorso sullo Stato dell'unione che il
presidente Jean-Claude Juncker farà e in cui l'avvenire della
politica commerciale avrà un ruolo importante. Finora, infatti,
i mandati affidati alla Commissione Ue dagli stati membri non
hanno mai contenuto indicazioni sulla natura degli accordi
commerciali, se a competenza esclusiva Ue oppure mista con gli
stati membri, lasciando aperta la questione sino alla chiusura
dei negoziati. Ed è da qui che spesso sono nati i problemi di
legittimità democratica con i 28. Per questo Bruxelles intende
ora dare un segnale in questo senso e fare in modo, spiegano le
fonti, di "coinvolgere sin dalle prime fasi i parlamenti
nazionali" nelle discussioni, in modo che gli stati membri siano
poi legittimati a procedere senza inciampi. Quindi si potrebbero
avere, per esempio, un mandato per negoziare gli investimenti
con l'Australia, a competenza mista che richiede la ratifica di
tutti i parlamenti dei 27, e un mandato per negoziarvi tariffe,
standard e così via, a competenza esclusiva Ue. I Trattati danno
anche la possibilità agli stati membri, caso per caso, di
passare interamente all'Ue la competenza anche dove questa è
mista. In ogni caso l'intenzione di Bruxelles è di "consultare
ampiamente" Parlamento e stati membri prima di proporre la nuova
strada da seguire, "perché correre in questo caso sarebbe un
errore".
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