Secondo i test effettuati da Berlino dopo lo scandalo Volkswagen sulle emissioni, la Fiat 500 X di Fca, omologata in Italia, non sarebbe conforme. La casa automobilistica non si è presentata alla convocazione di Berlino. "E' prima di tutto un dialogo tra i due stati membri coinvolti", ricorda le regole Bruxelles, "con l'obbligo di tenere la Commissione informata e la possibilità per questa di facilitare una soluzione se non viene trovata un'intesa". Finora "non abbiamo ricevuto nessuna lettere da parte delle autorità tedesche su Fca, quando la riceveremo la studieremo attentamente e vi daremo il seguito adeguato".
La Commissione Ue, con lo scoppio dello scandalo Volkswagen, aveva invitato tutti gli stati membri a compiere indagini per verificare la presenza del software illegale che 'trucca' le emissioni diesel. Finora però, ha lamentato Bruxelles, solo Gran Bretagna e Germania hanno pubblicato, rispettivamente il 21 e 22 di aprile scorsi, i loro rapporti. "Siamo in stretto contatto con le autorità, dobbiamo capire quali veicoli sono stati testati e come, quali protocolli sono stati utilizzati e come sono stati interpretati", ha sottolineato la portavoce della commissaria all'industria Elzbieta Bienkowska, sottolineando che "queste informazioni sono necessarie prima di poter fare commenti sui risultati annunciati". La Commissione, ha ricordato, "incoraggia gli stati membri a fare uso della metodologia comune elaborata con l'aiuto del Joint Research Centre" Ue "per riconfermare i risultati dei test nazionali".
Bruxelles ribadisce il divieto a usare i software illegali, e ricorda quindi che nel sistema attuale "la responsabilità di porre rimedio alle violazioni spetta allo stato membro in cui è stata data l'omologazione" al modello auto, e "nessun altro stato membro né la Commissione possono richiamare" gli eventuali veicoli coinvolti. Fosse verificato un problema con il modello di Fca che ha ricevuto l'omologazione in Italia, toccherebbe quindi a quest'ultima agire.
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