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Avvocato Corte Ue: leggi Italia sbagliate,Ricucci va salvato

Per violazione principio ne-bis-in-idem cadrebbe multa da 5 mln

Redazione ANSA BRUXELLES
(ANSA) - BRUXELLES, 12 SET - Il sistema italiano del 'doppio binario' di giudizio penale e amministrativo viola il principio, "fondamentale" nel diritto Ue, del 'ne bis in idem'. Quindi per Stefano Ricucci potrebbe decadere la multa da 5 milioni di euro che avrebbe dovuto pagare per manipolazione del mercato all' epoca della tentata scalata a Rcs da parte dei 'furbetti del quartierino'. E' l'estrema sintesi, e conseguenza, del ragionamento con cui l'avvocato generale della Corte europea di giustizia, lo spagnolo Manuel Campos Sanchez Bordona, ha presentato le sue conclusioni su tre separate cause italiane, sottoposte alla Corte per il dubbio che fosse violato appunto il principio che vieta di sottoporre una stessa persona a due processi per lo stesso reato. Le conclusioni non vincolano la Corte (che in genere si esprime entro tre mesi), ma mettono in discussione l'intera costruzione legislativa del 'doppio binario' oltre ad offrire a Ricucci la possibilità di chiudere i suoi conti con la giustizia con la condanna a tre anni patteggiata in sede pensale ed estinta per indulto. Il caso Ricucci è stato trattato dall'avvocato generale perché la Corte europea è stata adita per tre distinte cause (oltre quella di Ricucci, quelle di un omesso versamento Iva 'condannato' dall'Agenzia delle Entrate e di un caso di 'insider trading' sanzionato dalla Consob) di cui due in Corte di Cassazione ed una davanti al Tribunale di Bergamo. In tutti i casi, il dubbio dei giudici italiani riguardava sostanzialmente il fatto che il sistema di 'doppia sanzione' (amministrativa e penale) contrasti col principio del "ne bis in idem".

L'avvocato generale, è scritto in una nota della Corte, ha osservato come "il legislatore nazionale sia libero di stabilire, per i medesimi fatti illeciti, un doppio binario di procedimenti paralleli (amministrativi e penali), più o meno vicini nel tempo: ciò, tuttavia, non implica che la legge nazionale possa introdurre delle limitazioni al principio del ne bis in idem, nemmeno al lodevole scopo di tutelare gli interessi finanziari dell'Unione ed evitare che le frodi gravi restino impunite". Richiamando la sentenza Aakerberg Fransson del 26 febbraio 2013, ha puntualizzato che "le sanzioni tributarie, formalmente amministrativa, sono ammissibili 'in aggiunta' alla sanzione pensle solo se esse stesse non hanno una sostanziale natura penale", ovvero non sono così dure.

Da questa impostazione, che sostanzialmente critica l'impostazione complessiva della legislazione italiana in materia di reati finanziari e fiscali, si apre la possibilità che Ricucci (che a suo tempo patteggiò una condanna a tre anni, estinta dall'indulto) possa veder cancellata la sanzioni da 10 milioni di euro inflitta dalla Consob (poi ridotta a 5 milioni dalla Corte di Appello di Roma, contro la quale tutte le parti hanno presentato il ricorso ora finito alla Corte di giustizia europea). (ANSA).

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