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Migranti:CdE a Ue,fare accordi solo con chi rispetta diritti

Monito Muiznieks a vigilia Malta, rischio vero in caso Libia

Redazione ANSA
(ANSAmed) - STRASBURGO, 2 FEB - L'Unione europea non deve concludere accordi di cooperazione con paesi terzi per la gestione dei flussi migratori se questi non rispettano i diritti di migranti e richiedenti asilo. È l'appello che il commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, Nils Muiznieks, rivolge ai leader europei alla vigilia del vertice a Malta per discutere delle risposte della Ue ai flussi migratori. "Come dimostrato dall'accordo con la Turchia, questo tipo di patto non solo potrebbe essere illegale, ma causare anche danni ai migranti, inclusi i richiedenti asilo, senza fermare il flusso migratorio" scrive Muiznieks sulla sua pagina web, sottolineando che questo "è particolarmente vero nel caso di paesi come la Libia".

Il commissario ritiene che per continuare a utilizzare questi accordi "è necessario introdurre una serie di garanzie per assicurare che le decisioni e i soldi dell'Unione europea non contribuiscano alla violazione dei diritti umani dei migranti da parte di paesi terzi". Miuznieks raccomanda quindi che prima di firmare un accordo "la Commissione europea conduca una seria valutazione dei rischi che i migranti corrono nel paese in questione e pubblichi i risultati". Qualora "i diritti dei migranti fossero a rischio, non dovrebbe essere concluso alcun accordo fintanto che non vi siano passi avanti concreti nel paese in questione" scrive Muiznieks. Il commissario ritiene inoltre essenziale che "quando viene firmato un accordo, l'Unione europea e gli Stati membri assicurino un monitoraggio costante e indipendente sulla situazione nel paese terzo e che vi siano meccanismi per reagire immediatamente se si individuano rischi per i diritti umani dei migranti". Infine "un altro elemento particolarmente importante" scrive Muiznieks, "è che questi accordi non inducano gli Stati a ricorrere ai respingimenti, una pratica contraria alla legge sui diritti umani europea, a cui purtroppo alcuni paesi europei e loro partner ancora a volte utilizzano". (ANSA).

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