Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Bilancio Ue post-Brexit, un rebus di difficile soluzione

Bilancio Ue post-Brexit, un rebus di difficile soluzione

L'aumento delle risorse divide i Paesi. Si valutano le 'condizionalità' per i fondi

BRUXELLES, 29 marzo 2018, 09:52

Redazione ANSA

ANSACheck

Bilancio Ue post-Brexit, un rebus di difficile soluzione © ANSA/AP

BRUXELLES - Il Parlamento europeo è stata finora l'unica istituzione ad aver assunto una posizione chiara e netta: l'Ue deve aumentare le risorse da destinare al prossimo bilancio pluriennale per essere in grado di affrontare le sfide che l'attendono. Il rompicapo che dovranno risolvere nei prossimi mesi Consiglio, Commissione e lo stesso Europarlamento, però, non è affatto semplice. Il Quadro finanziario pluriennale che sono chiamate a disegnare e che coprirà il periodo 2021-2027 (l'ipotesi di accorciarlo a cinque anni sembra ormai tramontata) dovrà innanzitutto tappare un buco da 10-13 miliardi di euro l'anno causato dalla Brexit. Ma anche finanziare nuove politiche europee in settori come la difesa, la gestione dei flussi migratori e la lotta cambiamenti climatici. Nonché evitare tagli alla Politica agricola comune (Pac) e a quella di coesione, che insieme valgono circa due terzi dell'intero bilancio Ue.

 

 

LA POSTA IN GIOCO - L'attuale bilancio pluriennale (2014-2020) vale circa mille miliardi di euro, pari all'1% del Reddito nazionale lordo comunitario. L'Italia, che è un "contributore netto" in quanto ogni anno versa circa 14 miliardi di euro e ne recupera direttamente 11,6, è spaventata da possibili tagli alla politica di coesione. Nel settennato in corso, attraverso i 5 fondi strutturali europei (Sviluppo regionale, Sociale, Sviluppo rurale, Marittimo e l'Iniziativa per l'occupazione giovanile) sono stati destinati alla Penisola 44,6 miliardi.

 

 

GLI SCENARI - A febbraio la Commissione europea ha presentato una serie di alternative verosimili per "stimolare la discussione" fra i leader europei. Alcuni scenari prevedevano più fondi per settori come la gestione delle frontiere e la difesa, a fronte di possibili tagli per tutte le politiche attuali. Uniche eccezioni per le quali si chiede un aumento della dotazione sono i programmi Erasmus+ e Horizon post-2020 su ricerca e innovazione. Per la Pac i tagli possibili sono del 15% (-3,5 mld per l'Italia) o 30% (-9,7 mld per l'Italia), mentre per la politica di coesione le sforbiciate considerate sono del 25% o 33%. Nel primo caso solo il Mezzogiorno resterebbe sotto l'ombrello dei fondi strutturali, mentre nel secondo tutta l'Italia ne risulterebbe esclusa insieme all'intero blocco dell'Europa centro-occidentale. Ma recentemente il commissario a cui fa capo il dossier, il tedesco Guenther Oettinger, ha detto che il taglio potrebbe essere limitato al 5%.

 

LE POSIZIONI IN CAMPO - Gli enti locali europei sono i primi oppositori dei tagli alla politica di coesione, al punto che, guidati dal Comitato europeo delle Regioni, hanno fondato un'alleanza per difenderla, raccogliendo più di 4mila adesioni. Il principale nodo da sciogliere, però, riguarda la dimensione del prossimo bilancio Ue. La Commissione ha proposto d'incrementarlo fino all'1,19% del Rnl Ue, anche mediante un nuovo sistema di tassazione comunitario. Sulla stessa linea il Parlamento Ue, che rilancia chiedendo di arrivare fino all'1,3% del Rnl. A opporsi conn decisione allo sforamento dell'1%, però, sono Paesi Bassi, Austria, Svezia, Finlandia e Danimarca. Altro terreno di scontro sono le cosiddette "condizionalità". Le regioni (compresi i lander tedeschi) sono contrarie a qualsiasi rapporto fra politiche statali e taglio dei fondi. Un appello raccolto dal Parlamento Ue, che chiede eventuali meccanismi punitivi per gli Stati ma non per i territori. La Germania vorrebbe invece rafforzare il legame già esistente fra finanziamenti e rispetto dei vincoli di bilancio, mentre altri Paesi come l'Italia spingono in favore di una nuova condizionalità legata al rispetto dello stato di diritto e della solidarietà, in primis sull'immigrazione.

 

LE PROSSIME TAPPE - Il 2 maggio la Commissione Ue presenterà la sua posizione ufficiale sul bilancio. Poi la palla passerà agli Stati, che devono votarlo all'unanimità previa approvazione del Parlamento Ue. Strasburgo, che come l'Esecutivo punta a concludere la procedura entro le elezioni europee del 2019, può approvare o respingere a maggioranza assoluta la posizione dei 27, ma non emendarla.

 

 

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Da non perdere

Condividi

O utilizza

ANSA Corporate

Se è una notizia,
è un’ANSA.

Raccogliamo, pubblichiamo e distribuiamo informazione giornalistica dal 1945 con sedi in Italia e nel mondo. Approfondisci i nostri servizi.