MILANO - Libertà di ricerca e sperimentazione, allarme per i rischi economici e sociali di un bando totale sul biotech e ricerca di un nuovo modello di comunicazione e di dialogo tra pro e contro Ogm. Sono questi i tre punti forti emersi dal convegno 'Le politiche per le biotecnologie nel settore agroalimentare, dove siamo e dove andiamo' svoltosi al Museo della Scienza e della Tecnica di Milano e promosso da Assobiotec, Europabio e da European Scientists Network durante la Settimana europea delle Biotecnologie.
Nei giorni in cui l'Europa si interroga sulla proposta della Commissione Ue di lasciare agli Stati membri la possibilità di importare o meno prodotti Ogm per l'alimentazione e l'allevamento - una proposta bocciata martedì dalla Commissione Ambiente del Parlamento Ue - a Milano è emerso uno scenario di potenziale pericolo per il settore agroalimentare ed in particolare per l'Italia, Paese che ha già deciso di bandire la coltivazione del biotech. Attualmente il belpaese importa circa il 90% di soia dall'estero e oltre il 40% di mais, prodotti in gran parte Ogm e che possono essere sostituiti con difficoltà, e solo con un deciso aumento dei costi, con altri non-biotech.
"I costi di una battaglia contro gli OGM - ha affermato a margine del convegno Alessandro Sidoli, Presidente di Assobiotec - sono pesanti perché inevitabilmente finiranno per tagliare fuori l'agricoltura italiana con una conseguente perdita di posti di lavoro, di competitività del Paese e una ricaduta sulla filiera food e non solo food, quindi ci troviamo veramente di fronte ad un paese massacrato". Di fronte a questa eventualità, il convegno invita la politica a sostenere e non a proibire la ricerca.
"La ricerca - sottolinea Michele Morgante, Professore dell'Università di Udine e Presidente della Società Italiana di Genetica Agraria - può dare un contributo fondamentale all'agricoltura che ha di fronte a sé grandi sfide, quali aumentare produttività e al tempo stesso la sostenibilita', avere un'agricoltura che produce di più consumando di meno, meno terreno, meno acqua, ma anche meno prodotti chimici, una sfida che si può vincere con la ricerca. E in questa ricerca un ruolo importante ce l'ha il miglioramento genetico".
Un miglioramento genetico che, sondaggi alla mano, è ancora chiaramente avversato dalla maggioranza dei consumatori italiani ed europei, un'opinione che influisce inevitabilmente sulle scelte della politica. "In realtà il problema degli Ogm non è compreso dai cittadini, dai consumatori", riflette Agostino Macrì dell'Unione Nazionale Consumatori, "ci si basa soprattutto su questioni ideologiche e non si conosce con precisione cosa siano questi Ogm, questo è un problema serio perché nascono dei pregiudizi che invece potrebbero essere sfatati con una maggiore collaborazione dei cittadini".
Puntare sulla comunicazione e l'informazione, è quindi questo il messaggio finale del seminario di Milano. "L'unica cosa che si può fare - conclude Sidoli - è comunicare di più e meglio e favorire un dibattito aperto tra le parti senza pensare che il diavolo è necessariamente dall'altra parte del fiume, dialogare quindi con un atteggiamento sereno e scientifico".
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