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Renzi a Firenze, in Ue la flessibilità non è più un tabù

Premier a 'The State of the Union', Italia protagonista in Europa

Redazione ANSA

FIRENZE - La flessibilità non è più un tabù in Europa e il merito va anche alle scelte dell'Italia nell'ultimo anno. La rivendicazione della paternità dello switch è esplicita da parte Matteo Renzi che ha sottolineato il "risultato importante" ottenuto anche "grazie al semestre di presidenza italiana". "Finalmente qualcosa si è mosso in quest'anno" e "l'Europa accetta la flessibilità oltre al rigore", ha detto il premier, intervenendo a Firenze alla Conferenza conclusiva della quinta edizione di 'The State of the Union".

 

Indubbiamente un buon passo avanti, ma per l'Europa - che è "la più grande scommessa mai fatta da una generazione", come l'ha definita Renzi - di salita da fare ce n'è ancora molta. "E' il continente che cresce meno di tutti", ha ricordato il premier, che l'ha paragonata a "uno studente di grande talento ma che non si applica". I compiti, invece, li ha fatti bene l'Italia, che "non è più il malato d'Europa", ha detto ancora il presidente del Consiglio, non tralasciando qualche frecciatina verso il fronte interno.

 

"I problemi in Italia sono nati dall'incapacità dei politici italiani a gestire le sfide e prendere decisioni". "Se la riforma del lavoro l'avessimo fatta nel 2004 avremmo una situazione occupazionale diversa. Se le riforme istituzionali e la legge elettorale, che oggi ci dà stabilità l'avessimo fatte all'epoca, oggi il Paese sarebbe diverso e più forte". A mancare, su molti fronti dei Ventotto, sono forza e volontà politica, come hanno ribadito nei giorni scorsi, sempre qui a Firenze, Giorgio Napolitano e Romano Prodi.

 

"Dopo aver fatto l'Unione europea ed esserci dati gli strumenti dobbiamo fare gli europei", ha detto l'Alto Rappresentante Ue per la politica estera Federica Mogherini, parafrasando Massimo D'Azeglio. Ma l'Unione continua a "rincorrere le emergenze", da quelle finanziarie a quelle dell'immigrazione e va avanti "day by day" ha infierito Renzi, lasciando però un'ovvia via d'uscita. "I margini di azione dell'Ue sono straordinari". Sintonia con le centinaia di ospiti di Palazzo Vecchio, europeisti, ma non acritici, che lo hanno applaudito in più passaggi. Molti i nomi eccellenti. A fare gli onori di casa, il sindaco di Firenze Dario Nardella e il presidente dell'Istituto Universitario Europeo, che ha organizzato l'evento, Joseph Weiler. Presente anche il premier portoghese Pedro Passos Coelho che ha proposto la creazione di un Fondo Monetario Europeo", uno "strumento di responsabilità comune, di maggiore credibilità, e di solidità economica".

 

Al premier italiano è arrivata l'incondizionata ammirazione del vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans. "E' grande Renzi!", ha commentato dopo un pranzo insieme a due passi da Palazzo Vecchio, e dopo essersi spinto fino a dire che "troppo spesso gli euroscettici hanno ragione", visto il gap tra istituzioni di Bruxelles e cittadini. E a chi esprime da mesi perplessità sull'accordo di libero scambio Ue-Usa, ha risposto Anthony Gardner, ambasciatore americano presso l'Unione Europea.

 

"La storia della cooperazione transatlantica progredisce sempre in momenti di crisi", ha osservato, aggiungendo perfidamente: "Putin ci ha fornito un po' di colla, ci ha fatto capire quanto sia importante essere uniti, anche nel concludere il Ttip". Porta aperta, quella di Renzi, che ha sottolineato il "bisogno di Europa nel mondo" e la necessità dell'Ue di "osare di più" e "tornare da protagonista nel dibattito mondiale". A partire proprio dal Trattato con gli Usa: non chiuderlo sarebbe un "gigantesco autogol".

 

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