BRUXELLES - Due a zero per la flessibilità nella partita in corso a Bruxelles con il fronte del rigore. Al gol messo a segno mercoledì scorso nel quadro del piano per gli investimenti presentato da Jean Claude Juncker - lo scorporo, a determinate condizioni, dei contributi nazionali all'apposito Fondo dal calcolo del debito - oggi si è aggiunto quello fatto ottenendo di rimandare a marzo i giudizi definitivi sulle leggi di stabilità di Italia, Francia e Belgio. Che altrimenti avrebbero rischiato una sonora, quanto politicamente controversa, bocciatura.
"Ci hanno rimandato con un messaggio di cambiamento di metodo", ha commentato l'ex presidente della Commissione Ue Romano Prodi. Per il quale ora c'è "un po' più di politica nella nuova Commissione rispetto alla vecchia". Ma le 'colombe' che si battono per una Ue più attenta all'esigenza di sostenere la ripresa e l'occupazione che non a quella del rigido rispetto delle regole di bilancio non possono però ancora cantare vittoria. Il commissario Ue per gli affari economici, il socialista francese Pierre Moscovici, ha ribadito che "le regole vanno rispettate". E si sa che all'interno dell'esecutivo non mancano i 'falchi'. A cominciare dal vicepresidente responsabile per l'euro, il lettone Valdis Dombrovskis (Ppe) e dal tedesco Guenther Oettinger, anch'egli Ppe. A indicare quanto la partita sia ancora aperta è stato però soprattutto il capogruppo del Ppe all'Europarlamento, il tedesco Manfred Weber molto vicino alla cancelliera Angela Merkel.
Il quale ha tenuto a dare l''interpretazione autentica' dei rinvii ottenuti oggi da Roma e Parigi. Sottolineando la grande "pazienza" mostrata che gli ha offerto oggi "l'ultima possibilità" di correggere autonomamente il percorso prima di incappare in una procedura per violazione delle regole del Patto di stabilità. Un concetto espresso, ma con parole più diplomatiche, anche da Juncker. Il quale ha deciso di soprassedere temporaneamente a interventi sanzionatori per provare a percorrer la strada del dialogo e del confronto. I prossimi mesi saranno quindi cruciali per vedere come si chiuderà la partita in corso. In base alle indicazioni emerse oggi, difficilmente la camicia di forza imposta ai conti pubblici nazionali dalle regole introdotte con il two e con il six pack sarà modificata nel segno della flessibilità. E bisognerà aspettare l'inizio del 2015 per conoscere le linee guida per l'interpretazione corretta della flessibilità già prevista dalle norme in vigore. Ma a Bruxelles c'è anche chi sostiene che fino a quando non saranno le regole stesse a essere messe in discussione i margini di manovra per Paesi come l'Italia resteranno troppo stretti per mettere in campo azioni incisive per superare la crisi.