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Cameron, stretta sui benefit per gli immigrati Ue

Commissione Ue farà sue verifiche, difficile capire Gb

Redazione ANSA LONDRA

LONDRA - Come promesso, il premier britannico David Cameron lancia la stretta all'immigrazione proveniente dall'Unione europea, dimezzando il periodo in cui possono essere richiesti i sussidi pubblici di disoccupazione. Gli immigrati senza prospettive di trovare un posto realistiche potranno quindi beneficiare dei sussidi per tre mesi contro i sei attuali.

 

Il premier ha annunciato i suoi piani in un intervento sul Daily Telegraph, in cui ha affermato che controllare gli ingressi nel Paese è vitale per i piani futuri del governo. La stretta ai benefit, ha sottolineato Cameron, serve per ricordare a chi conta di trasferirsi nel Regno che non è possibile ''avere qualcosa in cambio di nulla'' e che il Paese deve essere una calamita per i talenti. Fra le misure per privilegiare i cittadini del Regno nell'accesso al lavoro, Cameron ha detto che dimezzerà, da 1,1 milioni a 500 mila, i posti britannici pubblicizzati in Europa su un sito di collocamento. Previsto anche un giro di vite per i college che offrono visti agli studenti in cambio di denaro. Dal canto suo la Commissione Ue ha fatto sapere che "analizzerà nel dettaglio" le misure annunciate da Cameron sottolineando come sia "difficile comprendere l'annuncio" di del premier inglese dal momento che i sussidi non vengono pagati da Londra ma dallo Stato da cui gli immigrati provengono. 

 

"I sussidi di disoccupazione non vengono pagati dalla Gran Bretagna ma dal Paese dove gli emigrati avevano cercato lavoro precedentemente, quindi è difficile comprendere l'annuncio" di Cameron, spiega Jonathan Todd, portavoce del commissario al lavoro. Per Todd bisogna poi ricordare che "il libero movimento dei lavoratori è un principio fondamentale della Ue, dà benefici economici agli Stati membri, e già esistono salvaguardie all'utilizzo dei benefit nella legge europea". Inoltre, "i nostri studi, e altri studi indipendenti, dimostrano che i cittadini che emigrano si spostano per cercare lavoro e non per sfruttare i benefit", senza contare che "sono contribuenti netti perché pagano più tasse e sicurezza sociale dei benefit che ricevono".

 

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