Quando un cittadino europeo va a lavorare in un altro Stato membro deve godere degli stessi diritti dei lavoratori locali: lo ha stabilito il Parlamento Ue approvando oggi a larga maggioranza la direttiva presentata un anno fa dalla Commissione che punta a migliorare l'applicazione di norme europee già esistenti ma mai rispettate fino in fondo.
Cadranno così molti degli ostacoli che i lavoratori incontrano quando 'migrano' all'estero, scopo delle istituzioni europee che vogliono favorire la mobilità nei 28 proprio in un momento in cui l'offerta di lavoro è scarsa in alcuni e alta in altri.
"La mobilità può aiutare ad affrontare gli elevati livelli di disoccupazione in alcuni Stati e la mancanza di personale qualificato in altri", ha detto il commissario all'occupazione Lazlo Andor. La direttiva deve ora essere approvata dal Consiglio.
Con le nuove norme si creeranno punti di contatto nazionali per fornire informazioni, assistenza e consulenza, in modo che i lavoratori migranti e i datori di lavoro siano meglio informati dei loro diritti; si forniranno adeguati mezzi di ricorso a livello nazionale; si consentirà ai sindacati, alle ONG e ad altre organizzazioni di avviare procedimenti amministrativi o giudiziari per conto di singoli lavoratori nei casi di discriminazione.
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