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Franco, importante rapida adozione accordo Ocse

Franco, importante rapida adozione accordo Ocse

Polonia e Ungheria ostacolano adozione in Ue della minimum tax

18 gennaio 2022, 18:03

Redazione ANSA

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Franco, importante rapida adozione accordo Ocse - RIPRODUZIONE RISERVATA

BRUXELLES - L'accordo globale sulla tassazione minima raggiunto all'Ocse è "un importante risultato internazionale, ma è particolarmente importante per l'Europa" e "credo che una rapida approvazione sia importante" anche "come incentivo per le giurisdizioni terze a seguire l'esempio". Lo ha detto il ministro dell'Economia, Daniele Franco, nel corso della sessione pubblica dell'Ecofin.

"Credo che l'accordo globale sulla tassazione minima sia parte dello sforzo per rafforzare il ruolo dell'Ue nel mondo e la sua competitività, evitando la concorrenza sleale e stabilendo condizioni di parità per le nostre aziende", ha osservato Franco, evidenziando che, nel trasporre l'intesa in Ue, "è importante limitare il più possibile le deviazioni dal modello dell'Ocse".

Parlando della distinzione tra il primo pilastro dell'accordo (che stabilisce nuove regole di riallocazione tra i Paesi dei profitti delle multinazionali più redditizie, andando a colpire in particolare le grandi aziende del digitale) e il secondo pilastro (che prevede un'aliquota minima effettiva dell'imposta sulle società del 15%), il ministro ha riferito che "hanno obiettivi e ambiti di applicazione diversi e la loro attuazione segue innanzitutto due percorsi giuridici distinti".

L'implementazione dell'accordo globale raggiunto all'Ocse per la minimum tax al 15% per le multinazionali "dovrebbe essere fatta al più presto. Per la Commissione europea è un passo importante verso la nostra agenda per una tassazione equa". Lo ha detto il vice presidente Ue, Valdis Dombrovskis, al termine dell'Ecofin, facendo appello agli Stati membri affinché applichino la direttiva per "garantire un buon funzionamento del mercato unico ed evitare qualsiasi distorsione in un'economia strettamente integrata come quella europea". "Questo - ha aggiunto - non aiuterà solo a combattere l'elusione e l'evasione fiscale, ma consentirà anche all'Ue di fare la sua parte" nella costruzione "di un sistema globale equo per la tassazione delle società".

L'implementazione dell'accordo internazionale per la tassazione delle multinazionali in Europa è messa a rischio da un gruppo di Stati membri guidati da Polonia e Ungheria. Nodo della discordia: le diverse tempistiche per l'entrata in vigore dei due pilastri di cui si compone il pacchetto concordato all'Ocse nell'ottobre scorso tra 137 Paesi (i 27 Ue compresi), che fissa un'aliquota minima globale dell'imposta sulle società al 15% (pilastro II) e prevede nuove regole per la riallocazione dei profitti delle multinazionali, stabilendo che vengano tassate nel Paese in cui operano (pilastro I). Sebbene Bruxelles e Parigi, che guida la presidenza di turno dell'Ue, siano impegnate su entrambe le parti dell'accordo, da un punto di vista giuridico e tecnico i due pilastri sono separati, con il primo che si trova più indietro rispetto al secondo per la finalizzazione del testo.

Alcune capitali, capitanate da Varsavia e Budapest, hanno allora fatto appello all'Ecofin per una implementazione del primo pilastro - che andrebbe a colpire soprattutto le multinazionali del tech - di pari passo con il secondo. "La Polonia non può sostenere un'introduzione unilaterale da parte dell'Ue di una tassa minima globale, riducendo la competitività dell'Ue, lasciando dietro di sé il primo pilastro", ha affermato il vice ambasciatore della Polonia presso l'Ue, Arkadiusz Plucinski, intervenendo alla riunione, e insistendo sulla necessità di "collegare i due pilastri". Dello stesso avviso il ministro delle Finanze ungherese, Mihaly Varga, secondo il quale la mancata adozione del primo pilastro "metterebbe in pericolo la leva politica sui Paesi terzi per attuare efficacemente" l'accordo.

Tra i contrari anche Malta, Estonia e Bulgaria che, insieme alla Svezia, contestano anche la data dell'entrata in vigore dell'accordo, prevista dall'Ue per il 1 gennaio 2023. In mattinata, il ministro francese delle Finanze, Bruno Le Maire, ha difeso l'approccio differenziato, spiegando che la normativa dell'Ue recepirà l'accordo Ocse "esattamente negli stessi termini" e quindi "c'è qualcosa di incomprensibile" nell'opposizione degli Stati.

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