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Brexit, la battaglia vera ora sarà sul commercio

Brexit, la battaglia vera ora sarà sul commercio

Gove: 'Ma gli elettori potranno dire la loro sull'accordo'

11 dicembre 2017, 09:14

Redazione ANSA

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Brexit, la battaglia vera ora sarà sul commercio © ANSA/AP

BRUXELLES - Messo in cascina un primo accordo sui preliminari della Brexit, ora viene il difficile: trovare una quadratura del cerchio sul trattato di libero scambio che Regno Unito e Unione europea dovranno negoziare per regolare i loro rapporti commerciali dopo l'uscita del Regno Unito. Un tema che rischia di far sembrare una bazzecola le discussioni degli ultimi mesi, peraltro complicate, sui diritti dei cittadini, sul conto economico del divorzio e sulla frontiera nord-irlandese. "Considerato che per un documento di 15 pagine come quello siglato ora ci sono voluti nove mesi - suggerisce un alto funzionario Ue - si pensi che un trattato commerciale come il Ceta, stipulato con il Canada, ha 1.598 pagine. Basta fare il conto". Certo, con il Regno Unito non si partirà da zero e ci sono già diversi modelli adottabili, con i naturali aggiustamenti: tra le ipotesi più accreditate si parla appunto del trattato Ue-Canada. Ma la battuta rende l'idea delle difficoltà che si attendono a Bruxelles.

 

Nel Regno Unito, intanto, c'è già chi mette le mani avanti rispetto all'esito finale dei colloqui, che potrebbero scontentare molti entusiasti dell'uscita dall'Ue: gli elettori, sottolinea il ministro britannico Michel Gove, 'ideologo' della Brexit nel governo May, potranno usare le prossime elezioni "per dire la loro sull'accordo finale". Nell'immediato, Londra vorrebbe entrare subito nel vivo delle questioni sul commercio ma il negoziato vero e proprio, frenano dal Consiglio, non potrà iniziare prima del 29 marzo 2019, quando il Regno Unito sarà fuori dall'Ue.

 

Nel 2018, infatti, la squadra del negoziatore europeo Michel Barnier discuterà con la controparte londinese soltanto il 'framework', la cornice delle relazioni future. Sul punto, Bruxelles già lamenta la scarsa chiarezza di Londra: "Ci aspettiamo chiarimenti su cosa vogliono fare", sottolinea il funzionario. Nell'attesa, per i primi mesi dell'anno prossimo Donald Tusk ha scelto di limitare i negoziati alla sola definizione del periodo transitorio che inizierà nel 2019. Due anni in cui tutto dovrà continuare come prima, almeno secondo Bruxelles: come se Londra fosse ancora uno Stato membro, salvo la partecipazione alle istituzioni dell'Ue. In questo periodo si potrà negoziare l'accordo commerciale. E non è detto che toccherà a Barnier farlo, dato che il suo mandato - evidenziano dal Consiglio - si concluderà terminata la 'fase due' che sta per iniziare. Nel periodo transitorio, insomma, Londra dovrebbe contribuire al bilancio, applicare le leggi europee e addirittura accettare eventuali nuove norme sulla cui definizione non avrà voce in capitolo. Intanto, non potrebbe trattare eventuali altri accordi commerciali bilaterali. Condizioni dure, sulle quali è lecito attendersi opposizione dalla squadra negoziale del ministro David Davis. E bisognerà vedere se Theresa May riuscirà a far digerire in patria compromessi come quello siglato ieri sulla prima fase negoziale, che gli osservatori più critici hanno letto come una resa alle posizioni dell'Unione europea.

 

 

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