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Renzi, l'accordo Turchia-Ue rispetta nostri paletti

Renzi, l'accordo Turchia-Ue rispetta nostri paletti

Boldrini, intesa nega valori Europa. Salvini, è un suicidio

18 marzo 2016, 21:37

Redazione ANSA

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Renzi, l 'accordo Turchia-Ue rispetta nostri paletti - RIPRODUZIONE RISERVATA

BRUXELLES - L'intesa raggiunta con la Turchia sui migranti "rispetta i nostri paletti sui diritti umani e sulla libertà di stampa". Inoltre, nelle conclusioni, "c'è un esplicito riferimento alla Libia e all'Africa", come richiesto dall'Italia. Matteo Renzi, al termine del Consiglio Ue, il terzo in un mese, appare moderatamente soddisfatto, soprattutto per essere riuscito a imporre nell'agenda di questo summit una certa attenzione a dossier a lui molto cari come quelli della Libia, del Mediterraneo e della cooperazione con l'Africa.

 

Ma al ritorno a Roma l'attendono polemiche. Ad iniziare dalla terza carica dello stato, il presidente della Camera Laura Boldrini che, con un passato da attivista e portavoce dell'Unhcr, boccia il risultato raggiunto a Bruxelles parlando di "scelta al ribasso". "Sono molto, molto pessimista, questo accordo temo non reggerà all'atto pratico: oggi l'Europa è più fragile e meno autorevole, ha aperto un varco, quello della negazione dei valori, cosa che non aveva mai negoziato", ha stigmatizzato la Boldrini.

 

E dall'opposizione, come prevedibile, arrivano anche le parole del leader della Lega, Matteo Salvini: è un "accordo suicida contro l'Italia ed il buonsenso". Commenti pesanti. Ma che per il premier forse non rappresentano un fulmine a ciel sereno. Ancora prima, appena chiuso il vertice, aveva infatti fatto un appello al buon senso, scagliandosi contro quelle "forze politiche che fanno polemiche ideologiche che ci allontanano dalla realtà". Senza citare nomi, né Grillo, né Salvini, aveva parlato di attacchi che "lasciano l'amaro in bocca: il mondo chiede più Europa. E l'Europa ha bisogno dell'Italia, che giochi fino in fondo il suo ruolo. "Basta con discussioni inutili", aveva ammonito.

 

Renzi sa comunque che la strada del nuovo accordo è stretta: "Alle parole dovranno seguire i fatti", dice infatti senza nascondere qualche scetticismo sulla fattibilità concreta dei ricollocamenti ("per me vale schema San Tommaso, ci credo solo se lo vedo") e sull'adesione della Turchia alla Ue, un percorso che, sottolinea, non sarà "nè facile, nè breve". Ma "se grazie a questo accordo salveremo la vita di un solo bambino, avremo fatto solo il nostro dovere", insiste. Tuttavia, evita i toni sferzanti usati in passato, pensiamo al summit di dicembre, quando attaccò la cancelliera Angela Merkel e un'Unione "a guida tedesca". Proprio con lei, invece, il dialogo appare sempre piu' intenso e costruttivo: si pensi a una bilaterale a margine dei lavori e una riunione che Renzi ha avuto sempre con la Merkel, assieme anche con Cameron, Hollande, Rajoy, Muscat e Mogherini, dedicata proprio alla Libia.

 

E su questo tema, Renzi ribadisce che la linea dell'Italia è chiarissima: massimo sostegno al governo di unita' nazionale che deve essere sempre piu' riconosciuto e la consapevolezza che sia "un errore intervenire militarmente senza un'esplicita richiesta". Su questo punto, il premier coglie l'occasione per polemizzare con "alcune piccole sigle sindacali" del trasporto pubblico che hanno scioperato "contro la guerra in Libia". "Sono senza parole - commenta allibito - guerra di chi? Non c'e' nessuna guerra. Certa gente prende in giro i cittadini".

 

Rispetto alla Turchia, Renzi evita facili entusiasmi. Quindi si toglie qualche sassolino sulla 'vexata quaestio' dell'adesione di Ankara all'Unione europea: "E' un tema molto, ma molto complicato. Oggi, con questo accordo, si è deciso di fare un passo in avanti ma non sarà - avverte Renzi - una strada nè facile nè breve. Vorrei che restasse agli atti - prosegue - rispetto agli storici da social-network, che in passato sia la destra, sia la sinistra, erano favorevoli all'ingresso, sia Berlusconi, sia Prodi. Non lo furono i tedeschi e soprattutto i francesi, che bloccarono quel processo quando, per usare un espressione diplomatica, la Turchia era molto meno scossa da attentati e minacce terroristiche rispetto ad oggi".

 

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