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Merkel tira dritto, sui migranti non cambio linea

Nonostante il successo della destra populista. Juncker, fa bene

Redazione ANSA BERLINO

BERLINO - Angela Merkel non cambierà la sua linea politica sui profughi nonostante l'allarmante affermazione della destra populista di Afd nei tre Laender che hanno votato ieri in Germania. Lo ha assicurato oggi il suo portavoce parlando a un paese sotto shock, alle prese adesso con analisi e polemiche per l'ascesa di Frauke Petry.

 

L'accoglienza di chi ha diritto all'asilo non viene messa affatto in discussione il giorno dopo, né si aprono spazi per il "tetto-limite" agli arrivi rivendicato da più parti, a partire da quegli alleati bavaresi che anche oggi hanno paventato la fine dell'Unione. E del resto, fatta eccezione per il clamoroso successo di Afd in Sassonia-Anhalt (dove fra l'altro ha vinto la Cdu), i nomi dei vincitori, i partiti e i numeri di queste elezioni in Baden-Wuerttemberg e Renania-Palatinato non raccontano affatto che i tedeschi siano contrari a chi vuol mantenere aperte le porte del Paese: il verde Winfried Kretschmann e la socialdemocratica Malu Dreyer hanno sostenuto "l'accoglienza" merkeliana assai più dei suoi candidati.

 

Berlino trova una sponda importante nel presidente della Commissione Jean-Claude Juncker: "La linea della Merkel sulla crisi dei profughi era giusta - ha affermato -: aiutare le persone che fuggono da guerra e miseria è un obbligo morale e legale dell'Europa". Anche il premier Matteo Renzi si è espresso sull'argomento, ringraziando "chi ogni giorno salva vite umane in mare". "È ora di dire basta all'egoismo dei Paesi che pensano che alzare muri sia la risposta ad una sfida che invece durerà a lungo".

 

La cancelliera ha comunque ammesso che quella di ieri, con la sconfitta in due regioni della Cdu, "è stata una giornata difficile per il partito". Ma ha replicato con nettezza al leader della Csu Horst Seehofer che, addossatale ogni responsabilità del cattivo risultato uscito ieri dalle urne - "non giriamoci attorno, dipende dai profughi" - ha concluso che si è assistito ad "un terremoto" del paesaggio politico tedesco e adesso ne va "dell'esistenza dell'Unione". Una questione esistenziale per la Cdu-Csu che Merkel invece "non vede".

 

"Oggi è una buona giornata per la democrazia", è stato il commento di Frauke Petry, la nervosa leader di Afd che ormai parla sempre più veloce, e che oggi ha tenuto una conferenza stampa a Berlino, dove ha definito "indecorosi" gli insulti ricevuti dal partito. Afd si pone l'obiettivo di essere invece "il partito della pace sociale nel Paese", a fronte della divisione dovuta "all'impoverimento della classe media". "Siamo il partito della piccola gente - ha aggiunto il vice Alexander Gauland, un anziano fuoriuscito tempo fa dalla Cdu che guida Alternativa nel Brandeburgo - quello che deve rispondere ai bisogni sociali dei tedeschi. Siamo noi oramai il partito più sociale della Germania". È la stoccata esplicita ai socialdemocratici, che ieri hanno visto "dimezzati i loro voti". Ma anche Sigmar Gabriel ha replicato con chiarezza: "Non correremo dietro ai populisti. Faremo di tutto per mantenere stabile il centro democratico del Paese".

 

Sul progetto di solidarietà lanciato in campagna elettorale, con la richiesta di nuovi investimenti per la popolazione, già rigettata a chiare lettera da Wolfgang Schaeuble, il vicecancelleire ha sottolineato: "Il mio obiettivo non sono elezioni anticipate o un qualche voto di sfiducia costruttivo. Il mio obiettivo è farcela e arrivare a un compromesso". Le elezioni di ieri segnano anche il ritorno dei Liberali, e anche Christian Lindner ha rivendicato una sterzata sulle politiche dei profughi. La vera difficoltà sarà mettere in piedi delle coalizioni, dal momento che nessuno vuole stringere accordi con l'Afd.

 

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