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Summit Ue-Turchia, pesa veto Cipro e Grecia frena

Summit Ue-Turchia, pesa veto Cipro e Grecia frena

Su apertura nuovi capitoli chiesti da Turchia. Negoziati duri

BRUXELLES, 29 novembre 2015, 23:23

Redazione ANSA

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Recep Tayyip Erdoğan © ANSA/AP

BRUXELLES - Duro negoziato a Bruxelles per arrivare al vertice di domenica Ue-Turchia (parteciperà il premier Ahmet Davutoglu) con un testo condiviso che getti le basi di una reale collaborazione per contenere il flusso di migranti e profughi verso l'Europa sulla rotta balcanica.

"Il problema principale resta il veto di Cipro. Ma per domenica ce la faremo", spiega una fonte Ue.

I principali nodi da sciogliere: l'apertura di nuovi capitoli del processo di adesione (per i quali occorre l'unanimità dei 28), su cui pesa il no di Nicosia; ma anche il pagamento di tre miliardi di euro, destinati a progetti per migliorare le condizioni di vita dei 2,2 milioni di rifugiati, per i quali la Turchia ha già speso sette miliardi. Bruxelles vorrebbe dilazionare la cifra in due anni, mentre Ankara chiede che sia annuale.

Secondo fonti diplomatiche, l'Ue aprirà a dicembre il capitolo negoziale 17 (governance economica e monetaria). Il provvedimento, che segna la rivitalizzazione dei rapporti, ha già l'ok dei 28. Ma Ankara chiede anche l'apertura dei capitoli 23 (riforma del sistema giudiziario e diritti fondamentali), 24 (sicurezza), 15 (energia) e 31 (politica estera), bloccati da anni dal veto cipriota. "Si tratta di capitoli importanti, ora al centro del nuovo approccio europeo con i Paesi candidati.

Bruxelles li ha già aperti, ad esempio, sia con Serbia che Montenegro" mentre la Turchia è da anni in sala d'aspetto.

D'altra parte, per il momento Ankara fa resistenza all'avvio dei capitoli 5 (appalti pubblici), 8 (concorrenza), 19 politiche sociali, poiché segnerebbero l'apertura del suo mercato alla concorrenza.

Per trovare una soluzione, almeno temporanea, la Commissione Ue potrebbe decidere di aggiornare i rapporti di screening dei capitoli bloccati. Un lavoro che prenderà buona parte del 2016 e che l'esecutivo può decidere di fare autonomamente.

Comunque, hanno più volte sottolineato la Francia ed alcuni Paesi dell'est: non saranno fatti trattamenti di favore.

Un confronto 'animato' tra gli ambasciatori c'è stato anche sul nodo soldi. Sebbene ci sia accordo sullo stanziamento di tre miliardi di euro, c'è un problema di tempi e modalità. E sono emersi anche malumori da più parti, Italia compresa, per il modo con cui la Commissione "ha messo i Paesi di fronte ad un fatto compiuto, pubblicando una tabella con le cifre dovute da ciascuna capitale, calcolate sulla base del Reddito nazionale lordo", spiegano fonti Ue. In particolare, Grecia e Cipro hanno detto apertamente di "non poter pagare la loro parte".

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