"La meta dichiarata - prosegue - è quella della crescita e la strada per raggiungerla è quella degli investimenti, a partire da quelli pubblici. È tutto un altro mondo rispetto alla Commissione Barroso. Accanto a questo primo merito, frutto del cambiamento voluto prima di tutto dal governo italiano e sostenuto dal gruppo S&D, c'è il vero premio per noi. La nostra vittoria é lo scorporo dal conteggio del deficit delle risorse che i Paesi metteranno nel fondo di investimenti del piano.
Diciamo subito chiaro a tutti, e soprattutto a Juncker, Dombrovski e Moscovici per primi, che per noi questa è solo la prima di altre flessibilità nelle regole legate al fiscal compact." "Nel piano - sottolinea Toia - c'è però anche un grande limite di cui dobbiamo essere consapevoli: il nucleo di risorse che 'ci metterà' l'Europa é troppo piccolo per far partire il tutto sono troppo poche, a nostro giudizio, per costituire un pacchetto di garanzie sufficienti per far scattare una leva significativa. Per di più in buona parte queste risorse vengono dal bilancio europeo, già cosi modesto. E per altro, cosa che non condividiamo, sono stati tolti da ambiti produttivi come quello della ricerca e degli investimenti delle reti (CEF), anziché da settori meno produttivi. Questa è la parte del piano che va corretta e aggiustata se vogliamo davvero dare una scossa e far partire ciclo espansivo investimenti."
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