BRUXELLES - Sarebbe salito a "circa tremila" il numero di combattenti europei in Siria ed Iraq. Lo scrive l'agenzia Afp citando il coordinatore della lotta al terrorismo, Gilles de Kerchove, che a luglio scorso parlava di circa duemila 'fighters' europei in medio oriente. Secondo De Kerkhove è "possibile" che l'incremento di combattenti europei sia effetto dell'avanzata sul terreno dell'Isil e alla proclamazione del califfato.
"Il flusso non si è prosciugato ed è possibile che la proclamazione del califfato abbia avuto un certo impatto".
La maggior parte dei cambattenti europei viene da Francia, Gran Bretagna, Germania, Belgio, Olanda, Svezia e Danimarca, ma "un po' di loro", secondo De Kerkhove, vengono anche da Spagna, Italia, Irlanda e Austria.
Nella intervista con la Afp, il responsabile dell'antiterrorismo europeo afferma che tra il 20% ed il 30% dei 'fighters' europei sono rientrati alle loro abitazioni, alcuni riprendendo una vita normale, altri soffrendo di stress post-traumatico, altri ancora sviluppando una radicalizzazione che potrebbe trasformarsi in una minaccia. "La sfida per ogni stato membro è quella di valutare ognuno di loro, la loro pericolosità, e di dare la migliore risposta ad ogni singolo caso".
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