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Ue: sforzo riforme paga in Spagna-Portogallo, Italia indietro

Ue: sforzo riforme paga in Spagna-Portogallo, Italia indietro

Fatto poco per debiti Pa e nulla per velocizzare giustizia

BRUXELLES, 22 settembre 2014, 19:26

Redazione ANSA

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BRUXELLES - I risultati positivi dello sforzo delle riforme strutturali chieste dalla Commissione europee "cominciano ad essere visibili" e sono "più chiari per la Spagna, seguita dal Portogallo, mentre tanto Italia che Grecia sono rimaste indietro". E' scritto nel sommario di uno studio pubblicato dalla direzione generale economia e finanza della Commissione europea dedicato alla riforme strutturali di mercato in Italia, Spagna, Potrogallo e Grecia, ovvero due paesi "vulnerabili" e due "sotto programma di aiuti".

 

Lo studio valuta "il potenziale impatto di una serie di riforme selezionate e significative, per generare crescita nel medio periodo" come la liberalizzazione dei servizi, l'economia digitale, le misure per migliorare le condizioni del'imprenditoria come la riduzione dei costi burocratici, il miglioramento della giustizia civile e la riduzione dei ritardi nei pagamenti. Parlando dell'Italia, nello studio si osserva che "ha fatto progressi in alcuni indicatori e (...) comincia a vedere alcuni benefici tangibili, sebbene lo slancio delle riforme sembra aver rallentato". Tra gli aspetti positivi vengono indicate le nuove procedure di pre-insolvenza. 

 

Ma poi viene ad esempio sottolineato che nonostante "le misure per ridurre i ritardati pagamenti" della Pa "restano molto alte (nell'agenda, ndr) è solo "leggermente migliorata la durata dei pagamenti dai 190 giorni del 2012 ai 180 giorni del 2013". E lo studio osserva che le riforme introdotte in Portogallo per ridurre i ritardati pagamenti "hanno evitato l'uscita dal mercato di 4.900 società tra il 2010 ed il 2013". Per quanto riguarda la giustizia civile, il rapporto osserva che "una riduzione del 10% della lunghezza dei processi" ha il potenziale di aumentare il tasso di nuovo imprese "di quasi un punto percentuale", ma "nel periodo 2010-2012 solo il Portogallo e la Spagna hanno ridotto la durata dei processi, rispettivamente del 10,7% e dell'8,1%".

 

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