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L'Ira di Renzi a Bruxelles, "l'Italia pretende rispetto"

"Non una posizione o un'altra". Premier determinato su Mogherini

Redazione ANSA

BRUXELLES - "L'Italia chiede soltanto rispetto, non una posizione o un'altra. Quel rispetto che si deve a tutti i Paesi e ad uno fondatore" come il nostro. Matteo Renzi arriva a Bruxelles all'ultimo minuto, poco prima dell'inizio del Vertice Ue, mentre le agenzie battono la notizia che Herman Van Rompuy - negoziatore nella partita delle nomine - sarebbe intenzionato a proporre il nome di Enrico Letta al Consiglio Europeo, dopo che per settimane proprio quel nome era stato escluso da Palazzo Chigi.

 

Il premier non aggiunge altro. Non commenta e non dice altro ai cronisti che lo attendono alla 'staccionata', teso in volto. Non lascia trapelare se le sue parole - la forte richiesta di "rispetto" - siano legate alle difficoltà che la sua candidata a Lady Pesc, Federica Mogherini, sta incontrando nelle cancellerie dopo quel 'patto' in casa Pse che Renzi aveva stretto, dando anche il suo appoggio a Juncker. Oppure siano riferite ai rumour - che in serata vengono però fortemente ridimensionati - sull'ipotesi Letta che torna a rimbalzare sul tavolo. Un'ipotesi che lui ha sempre smentito ("nessuno lo ha mai proposto", ha ripetuto più volte) quando nelle scorse settimane il nome dell'ex premier era entrato nella girandola del toto-nomine.

 

E anche oggi - dice chi gli è vicino - quel nome non gli è stato prospettato. Neanche nel breve faccia a faccia che ha avuto con Van Rompuy prima dell'inizio del lavori durante il quale il presidente del Consiglio Ue lo avrebbe solo informato che, vista la difficoltà nel comporre il pacchetto, sul tavolo c'è la possibilità (che ormai sembra essere una certezza) di un rinvio del dossier ad un prossimo vertice. Forse a fine agosto. Come ribadiscono anche fonti del Consiglio, che parlano di Letta come un "vecchio rumour". Anche se in casa Ppe si rilancia, parlando di ampio consenso tra i 28 sul nome dell'ex premier. Renzi, prima dell'inizio della cena dei leader, ha visto anche Francois Hollande: un colloquio in cui si è ribadita la richiesta del Pse della poltrona di Lady Pesc e lasciato intendere che l'unico nome spendibile è quello della Mogherini. E poi con il collega francese ha avuto un colloquio a tre con Angela Merkel, determinata a chiudere l'intero pacchetto o a rinviare. Il premier resta determinato sul nome della Mogherini.

 

E' arrivato a Bruxelles solo poco prima dell'inizio del summit, saltando l'incontro con i colleghi del Pse, riuniti nel consueto pre-vertice prima del Consiglio. E forse la sua assenza non è casuale: di certo a Roma sul tavolo ha, in queste ore, un dossier complesso come quello della riforma del Senato su cui sono piovuti migliaia di emendamenti e ulteriori rinvii nel calendario. Ma la mossa di non partecipare all'incontro con la famiglia socialdemocratica europea viene letta da qualcuno anche come un segnale. Quello di non voler riaprire in alcun modo la partita sull'accordo per la candidata italiana. Un posto su cui Renzi - nonostante alcuni siano pronti a scommettere sull'esistenza di un possibile 'piano B', di un 'asso nella manica' da giocare all'ultimo - punta dalla prima ora.

 

Pur sottolineando che l'Italia non vuole giocare una partita delle poltrone ma vuole e lavora per un disegno più ampio di svolta dell'Europa, il premier è deciso a far valere il suo 'peso': quel risultato elettorale - che tra i corridoi di Bruxelles gli è valso il soprannome di 'mister 40%' - che lo vede leader del primo partito in Europa. E primo ministro di un Paese che ha sconfitto l'euroscetticismo nelle urne. In una giornata difficilissima, intanto, porta a casa un 'punto'. Quello di vedere il nome della Mogherini in un "ticket", insieme alla poltrona di presidente del Consiglio europeo, che i socialdemocratici puntano ad ottenere. Renzi ora deve giocare di fino, mettendo sul tavolo tutta la sua abilità per non rischiare di perdere la partita.

 

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