La posta in gioco é elevata per la tutela della produzione italiana e comunitaria del settore ittico, in quanto l'eventuale introduzione di una certificazione ecologica europea per i prodotti della pesca e dell'acquacoltura riguarderebbe anche quelli importati, che rappresentano il 65% del consumo di pesce nell'Ue e provengono in gran parte da Paesi in via di sviluppo.
In particolare, il rapporto della Commissione Ue analizza tre opzioni: rafforzare l'uso degli strumenti esistenti ma senza modificare la legislazione attuale; definire requisiti minimi comunitari; creare un sistema di certificazione ecologia nell'Ue.
L'Ue è il più grande mercato mondiale per i prodotti della pesca e dell'acquacoltura certificati, ma la loro importanza varia da Paese a Paese. "Nella maggior parte dei casi - spiega il rapporto - sono eco-label privati e internazionali, mentre non esiste praticamente alcun marchio pubblico che soddisfi i requisiti stabiliti al riguardo dall'Iso", l'Organizzazione internazionale per la normazione.
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