L'Ue si spacca sulle diverse velocità, l'Est dice 'no'

Juncker: 'Non è cortina di ferro'. Gentiloni: 'Nessuno escluso'

Redazione ANSA

BRUXELLES - Arrivati con la speranza di rilanciare l'Ue e di superare le divisioni, i leader europei tornano a casa dal vertice di Bruxelles incassando un'aperta spaccatura. L'Europa si divide sul tema delle "più velocità" che ha tenuto banco finora nel dibattito politico. Ovest da una parte - soprattutto i pesi massimi Germania, Francia e Italia - Est dall'altra. Si riparte senza ancora una bozza di testo concordato: il futuro dell'Ue dopo la Brexit resta tutto da disegnare. L'idea di gruppi di Stati "volenterosi" che vanno avanti da soli rafforzando la cooperazione su alcuni temi specifici rende sospettosi i Paesi del cosiddetto 'gruppo di Visegrad': Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia. "Non saremo mai d'accordo", dice apertamente la premier polacca Beata Szydlo. Che giovedì ha dimostrato di non aver paura a mettersi contro tutti gli altri, ingaggiando una battaglia solitaria contro la rielezione di Donald Tusk a presidente del Consiglio europeo.

 

Il timore dell'Est è essere lasciati indietro dai Paesi più forti. E a poco servono le rassicurazioni di Jean-Claude Juncker: "Non è una nuova cortina di ferro", assicura il presidente della Commissione europea. Eppure, l'Ue a più velocità è "una direzione di marcia necessaria", insiste il premier Paolo Gentiloni che lavora per riavvicinare le posizioni. E che promette: non ci sarà "alcuna logica di esclusione". D'altra parte, in molti sottolineano come ancora siano nebulosi i contorni di queste "più velocità". L'unico progetto che va delineandosi in questo senso sembra essere quello della difesa comune. Un dossier in cui l'industria italiana, con le sue forniture ad alto valore aggiunto nel campo della tecnologia applicata al settore militare, potrebbe avere molto da guadagnare.

 

L'Italia, che ospiterà l'appuntamento del 25 marzo per i 60 anni del Trattato di Roma, ha però adesso il compito difficile di cercare un'unità sulla dichiarazione da firmare in quell'occasione. Il negoziato per trovare una posizione comune andrà avanti nei prossimi giorni, spiega Gentiloni. "Mi auguro - dice - con esito positivo". Dietro le quinte, al Consiglio europeo, si lascia trapelare che il riferimento della 'multi-speed' potrebbe alla fine anche sparire dal documento. D'altra parte, è il mantra che ripetono da giorni gli stessi che hanno promosso l'idea, l'Ue a più velocità "esiste già", "è già nei Trattati" e insomma non si sta facendo niente di nuovo. "Il motto", dice la cancelliera tedesca Angela Merkel, resta che "siamo uniti nella diversità".

 

Quello delle più velocità, tuttavia, non sarà l'unico nodo da sciogliere nel futuro dell'Unione. Oltre a una spaccatura Ovest-Est su questo tema bisognerà anche fare i conti con una faglia politica e ideologica Nord-Sud tra rigoristi e fautori di un'Europa "più sociale": tra questi l'Italia. Non ultima, una tensione sotterranea tra le esigenze contrastanti di stabilizzare i Balcani occidentali, nuovamente in bilico, e la voglia di nuovi allargamenti, pari a zero in questo momento storico. La preparazione della dichiarazione di Roma, insomma, deve correre lungo una strada molto stretta, tra due rischi opposti: il primo, non riuscire a mettere d'accordo tutti e approfondire la spaccatura in un'Europa già indebolita e che fatica a ritrovare la rotta. Il secondo: produrre un ennesimo documento che non scontenta nessuno ma che non cambia nulla.

 

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