di Redazione ANSA

I Flussi Migratori

Negli ultimi anni l’Unione europea si è trovata a gestire l’arrivo del più grande flusso di migranti mai giunto sul suo territorio. La sfida è tanto importante quanto complessa, al punto che sta mettendo in crisi le basi sulle quali si fonda la stessa Unione, come la libertà di movimento dei cittadini. La Commissione ha proposto di affrontare il problema con un sistema dapprima provvisorio e poi strutturale di ricollocamenti e reinsediamenti, al quale si accompagna la riforma del regolamento di Dublino sui richiedenti asilo. Sul tema, però, gli Stati membri sono ancora divisi.

 

 

Ricollocamenti e reinsediamenti

Ricollocamenti e insediamenti

Risale al maggio 2015 la prima proposta della Commissione europea per creare un sistema di ridistribuzione dei migranti fra tutti gli Stati membri, alleviando così la pressione su quelli in prima linea nell’accoglienza. Nei mesi successivi la Commissione ha presentato diverse nuove proposte per una gestione ottimale della crisi, ognuna delle quali è stata causa di disaccordi e critiche. Con le domande d’asilo in continuo aumento nell’Ue, il dossier migranti è stato definito una priorità assoluta dalla presidenza di turno maltese del Consiglio Ue, il cui mandato semestrale termina il 30 giugno 2017. I dati del dicembre 2016 certificano che finora sono stati poco più di 8mila (sui 160mila previsti entro settembre 2017) i migranti ricollocati da Italia e Grecia, e quasi 14mila quelli reinsediati da Paesi terzi, inclusa la Turchia, con cui l’Ue ha firmato un controverso accordo che ha portato alla chiusura della cosiddetta “rotta balcanica”.

 


La riforma di Dublino

La riforma di Dublino

Al centro dell’intera strategia europea sulla migrazione c’è la revisione del cosiddetto ‘regolamento di Dublino III’, secondo il quale è lo Stato membro dove il richiedente asilo ha fatto ingresso nell’Ue che deve farsi carico del suo dossier. La presidenza maltese ha messo la riforma in cima alla sua agenda, ma a dicembre i 28 leader europei hanno di fatto frenato la fretta tedesca di chiudere entro giugno. Legata a doppio filo con la riforma c’è poi la trasformazione dell'Easo in una Agenzia europea per l'asilo a pieno titolo, e la creazione di un Sistema comune di asilo europeo (Ceas). Intanto, stanno dando i primi risultati i ‘migration compact’ per l’Africa, lanciati dalla Ue su impulso italiano per affrontare il problema dei migranti alla radice.

 

 

 


Tornano le frontiere?

Tornano le frontiere? (Schengen)

Un effetto evidente della crisi migratoria e delle sue conseguenze è stato il ritorno temporaneo dei controlli alle frontiere interne in alcuni Stati dell’Unione europea. Tali controlli sono ancora in vigore, ma la Commissione ha chiarito più volte che è sua intenzione tornare il prima possibile alla normalità (inizialmente sperava entro dicembre 2016). Condizione essenziale perché questo avvenga, però, è il rafforzamento delle frontiere esterne dell’Ue. Per questo, nel dicembre scorso è diventato operativo il team di intervento rapido delle guardie di frontiera e guardacoste europee, e l’esecutivo comunitario ha proposto di rafforzare la banca dati di Schengen per fronteggiare meglio terrorismo e rimpatri dei migranti, mentre si sta lavorando anche alla creazione di un sistema europeo di informazioni e autorizzazione di viaggio (Etias), la cui entrata in vigore è prevista per il 2020. Il 16 febbraio il Parlamento europeo ha approvato la modifica al Codice frontiere Schengen con l'obiettivo di migliorare la lotta al fenomeno dei foreign fighter attraverso controlli sistematici alle frontiere esterne.