di Redazione ANSA

La diversità diventa arte con il Teatro 'La Ribalta'

È un luogo in cui la diversità diventa bellezza e poesia, e in cui il linguaggio del corpo riesce a eliminare qualsiasi barriera o differenza. È il teatro “La Ribalta - Kunst der Vielfalt” di Bolzano, unica compagnia professionale italiana costituita da persone in situazione di disagio psichico. A dirigerla Antonio Viganò, formatosi alla scuola del Piccolo teatro di Milano e all'École Jacques Lecoq di Parigi.

Cuore in Alto Adige, ma radici europee

Il progetto è partito sei anni fa grazie al Fondo sociale europeo, con un corso di inclusione sociale dal quale è nata la compagnia, che si è poi professionalizzata. Un traguardo importante, realizzatosi con l’apporto fondamentale dell’Unione. “Dopo questo percorso - spiega Viganò - abbiamo iniziato un tour teatrale in Europa: con la compagnia abbiamo toccato Spagna, Portogallo, Austria, Germania. Siamo stati in tantissimi Paesi”.


"Gli attori non sono la loro malattia"

La compagnia del 'Teatro la Ribalta'

La compagnia, costituita oggi da 15 persone, è un soggetto culturale a tutti gli effetti: “Questi uomini e queste donne si misurano con l’arte del teatro e lo fanno volendo dimostrare che possono essere artisti veri e propri. Non si tratta solo di un momento ricreativo, ma di un lavoro artistico a tutti gli effetti. Vogliamo dimostrare che i nostri attori non sono la loro malattia - chiarisce il direttore artistico - che sono qualcos’altro, come io non sono la mia calvizie o la mia miopia loro non sono un cromosoma in più o in meno: devono diventare altro, essere capaci di suscitare emozioni, sapendo lavorare sul testo, sulla coreografia e sulla danza”.

Per fare questo la compagnia lavora e si confronta costantemente con diversi artisti - da Antonella Bertoni e Julie Anne Stanzak - e la qualità delle sue rappresentazioni è valsa diversi riconoscimenti di livello nazionale e internazionale, in particolare il prestigioso premio teatrale Ubu. Centrale è il rapporto che si instaura con lo spettatore: “Speriamo che il nostro pubblico esca con un’idea diversa da quella con la quale è entrato in sala, sia rispetto a quello che abbiamo raccontato, sia rispetto alla condizione degli attori. Credo che uno degli obiettivi del teatro sia questo: far uscire lo spettatore trasformato, più ricco, con delle domande e non con delle risposte. Chiediamo a chi ci viene a vedere di farlo senza lenti speciali, senza forme di pietismo", aggiunge Viganò.


Il teatro come riscatto sociale

Teatro La Ribalta

Per i membri della compagnia il teatro è un luogo di riscatto sociale e uno strumento per costruire relazioni, ma è in primo luogo un impegno quotidiano, un lavoro: gli attori che al momento animano La Ribalta sono a tutti gli effetti dei professionisti, inquadrati come lavoratori dello spettacolo e assunti a tempo indeterminato. “Qui si viene tutti i giorni a fare delle lezioni, a provare, ma oltre all’aspetto professionale c’è qualcosa di più: tutto questo fa acquisire autonomia, un’identità più forte. Se all’inizio c’erano difficoltà anche ad affrontare cose semplici, come prendere un treno o un autobus, oggi se io accompagno il gruppo all’aeroporto so che mentre parcheggio l’auto loro hanno già fatto il check-in. Gli attori sono stati in grado di partire e fare 13 ore di volo da soli per andare in Argentina, in questi anni abbiamo girato l’Europa: consumiamo valigie come le scarpe, tanto che per quest’ultimo Natale il regalo per tutti è stato un trolley”.

Il direttore artistico spiega che l’aspetto più difficile, talvolta, è lo sguardo altrui: “Penso che negli anni siamo riusciti a vincere il pregiudizio, anche se ogni tanto ci capita qualche situazione particolare: in tanti teatri veniamo trattati alla pari, ma a volte, al nostro arrivo, ci è successo di leggere in chi ci accoglieva un atteggiamento protettivo o compassionevole, che noi cerchiamo subito di eliminare. Di solito riusciamo davvero a stupire, perché poi queste persone vedono lo spettacolo e capiscono che la situazione non era quella che si aspettavano”.