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Lezzi, serve equilibrio tra stabilità e crescita su fondi Ue

Lezzi, serve equilibrio tra stabilità e crescita su fondi Ue

Ministro, Italia contraria a condizionalità macroeconomica

25 giugno 2019, 17:14

Redazione ANSA

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Lezzi, serve equilibrio tra stabilità e crescita su fondi Ue - RIPRODUZIONE RISERVATA

BRUXELLES - L'Italia chiede un "effettivo equilibrio tra stabilità e crescita" ed è contraria alla condizionalità macroeconomica sui fondi strutturali perchè potrebbe portare a "misure restrittive nei momenti di maggiori difficoltà, proprio quando bisognerebbe promuovere gli investimenti pubblici". Questa la posizione ribadita dal ministro per il Sud, Barbara Lezzi, nel corso del suo intervento al Consiglio dei ministri Ue responsabili per le politiche di coesione. Nel rafforzare i legami fra politica di coesione e Semestre europeo "bisogna ribadire l'impostazione dei trattati", che "è molto chiara" e parla di "promuovere la coesione economica, sociale, territoriale e la solidarietà fra gli Stati membri", ha detto tra l'altro il ministro.

Secondo il ministro, è necessario "assicurare un effettivo equilibrio fra stabilità e crescita, nel quadro di una riflessione più ampia sulla ridefinizione della governance economica Ue. L'equilibrio dei conti pubblici è e resta un punto cardine dell'architettura economica e finanziaria dell'Unione - ha sottolineato - ma non può costituire l'unico fine né l'unico parametro di riferimento per le misure di politica economica, sociale e territoriale". Lezzi ha poi chiesto che "l'analisi dei divari di sviluppo nei Paesi entri stabilmente a far parte del Semestre", ma serve "riconsiderare" il ciclo temporale del Semestre stesso, perché "raccomandazioni definite su base annuale non sono coerenti con una politica basata su programmi pluriennali".

Il ministro ha anche ribadito che il governo è "a favore di un periodo di programmazione su sette anni, senza riserve di fondi né revisione intermedia" (la Commissione Ue ne vorrebbe una dopo 5 anni), ed è contrario alla condizionalità macroeconomica, che "è controproducente, imponendo misure restrittive nei momenti di maggiore difficoltà in cui al contrario bisognerebbe promuovere gli investimenti pubblici".

 

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