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Arriva app per autovalutare rischi disfunzione erettile

Salute sessuale

Arriva app per autovalutare rischi disfunzione erettile

Realizzata da Siu e presentata a congresso Società a Riccione

11 ottobre 2015, 13:58

Redazione ANSA

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Vincenzo Mirone, segretario nazionale Società Italiana Urologia - RIPRODUZIONE RISERVATA

Vincenzo Mirone, segretario nazionale Società Italiana Urologia - RIPRODUZIONE RISERVATA
Vincenzo Mirone, segretario nazionale Società Italiana Urologia - RIPRODUZIONE RISERVATA

BOLOGNA - Un'app per autovalutare una patologia di cui, spesso, si fa fatica a parlare. E' 'Disfunzione erettile - autovalutati', iniziativa della Società italiana di urologia (Siu) realizzata con il contributo di Menarini e presentata in occasione del congresso Siu in corso a Riccione. Il software, già disponibile su GooglePlay e Appstore e scaricabile dal sito della Siu, fornisce informazioni su questo disturbo sessuale che riguarda circa tre milioni di italiani spiegandone cause, implicazioni e fornendo soluzioni.
"Abbiamo pensato di dare agli uomini uno strumento di facile accesso, da tenere letteralmente in tasca nel proprio smartphone - ha detto Vincenzo Mirone, segretario nazionale Siu - per conoscere meglio questa patologia estremamente diffusa di cui gli uomini ancora si vergognano di parlare". La app, rispondendo a sei domande, fornisce un'indicazione sul rischio di soffrire di disfunzione erettile. Al termine del test un punteggio e un semaforo (verde, giallo o rosso) forniscono la valutazione oltre agli indirizzi e ai recapiti telefonici dei centri di cura urologici pubblici a cui rivolgersi.
Non una diagnosi, ha chiarito Mirone, "La nostra intenzione non è spingere all'autodiagnosi né bypassare il medico, ma aumentare la conoscenza e la consapevolezza di un problema che può essere molto insidioso e contro il quale oggi è disponibile una nuova arma terapeutica. Un problema poco conosciuto. E soprattutto evitato: dei tre milioni di persone italiane che ne sono affette, solo 800-900 mila vengono curate. Numeri che danno la misura della necessità di diffondere la conoscenza di questo disturbo che, se non bastassero i problemi che provoca nella vita affettiva, è spesso un segnale di allarme per altre gravi malattie organiche che non si sono ancora manifestate come ipertensione, infarto e ictus''.

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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