Nonostante le eccellenze italiane nella ricerca scientifica, secondo i dati internazionali "negli ultimi anni l'Italia sta diventando meno attrattiva come sede di sperimentazioni cliniche": a dirlo sono gli esperti, riuniti a Milano per il IV Convegno Nazionale dell'Academy of Health Care Management and Economics, progetto nato dalla collaborazione tra Novartis, Cergas e Sda Bocconi.
Secondo i dati ricavati dall'Osservatorio Sperimentazioni Cliniche, la quota di sperimentazioni del nostro Paese sul totale Ue scende dal 18,5% nel 2008 al 17,2% del 2013: la riduzione riguarderebbe in particolare gli studi 'no profit'. "Attrarre investimenti crescenti nel nostro Paese per le sperimentazioni - spiega Claudio Jommi, responsabile scientifico Osservatorio Farmaci, Cergas Università Bocconi e docente Sda Bocconi - è un gioco di squadra: il sistema è in movimento, a volte per effetto di iniziative istituzionali, a volte per la spontanea proattività dei centri sperimentali, ma è importante che anche le politiche nazionali supportino questo processo". Ciascuna sperimentazione, inoltre, ha un effetto economico: il primo, diretto, deriva "dalla localizzazione in Italia della sperimentazione. Il secondo consiste nel supporto indiretto alla ricerca no profit, per la quale è sempre più difficile trovare risorse pubbliche".
L'Italia, quindi, secondo gli esperti è percepita come competitiva dal punto di vista scientifico, ma "sembra risentire di problematiche di sistema e di capacità organizzativa: tempi di approvazione dilatati, numerosità dei comitati etici, contratti spesso ancora non standardizzati, cultura organizzativa e gestionale ancora limitata". Per questo, conclude Daniele Alberti, del dipartimento medico di Novartis Oncology, "ci sono punti dolenti sui quali è urgente agire. Nel breve periodo è necessario recuperare certezza della pianificazione e intervenire sulla tempistica delle autorizzazioni. Nel lungo periodo bisogna definire un piano d'azione e mettere a punto una politica di defiscalizzazione e incentivi che consentano alla ricerca clinica in Italia di mantenersi competitiva in Europa".
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