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Resistenza: è morto il comandante 'Diavolo'

Resistenza

Resistenza: è morto il comandante 'Diavolo'

Germano Nicolini aveva 100 anni, fu ingiustamente incarcerato

BOLOGNA, 25 ottobre 2020, 08:48

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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E' morto sabato sera a Correggio (Reggio Emilia) Germano Nicolini, comandante partigiano, uno dei protagonisti della Resistenza in Emilia, noto con il nome di battaglia di 'Diavolo'. Avrebbe compiuto 101 anni il prossimo novembre. Dopo la guerra fu accusato dell'omicidio di don Umberto Pessina e solo negli anni Novanta fu completamente scagionato dalla riapertura del processo.

Germano Nicolini era nato il 26 novembre 1919. Catturato a Roma dai tedeschi, fuggì dalla prigionia ed entrò nel battaglione Sap della brigata Fratelli Manfredi di cui diventò comandante.

Nel Dopoguerra divenne sindaco di Correggio (Comune che aveva liberato) ma venne arrestato nel '47, accusato per l'omicidio di don Umberto Pessina e poi condannato a 22 anni. Uscì dal carcere per un indulto e nel 1994 emerse chi era il vero assassino: William Gaiti (oggi morto) il quale confessò dopo che la lettera al Resto del Carlino 'Chi sa parli' del compianto comandante partigiano ed ex deputato Otello Montanari aprì uno squarcio sul cosiddetto 'triangolo della morte', dove numerosi uomini di chiesa vennero uccisi da partigiani comunisti. Così Diavolo e altri due partigiani, Antonio Prodi, detto Negus, ed Ello Ferretti, Fanfulla, furono scagionati e infine assolti nel processo di revisione celebrato a Perugia.

"Perdonarli? Non si può usare la parola perdono. Ero un bersaglio facile, un giovane sindaco di paese. Hanno colpito me perché si faticava ad accettare che si parlasse di riconciliazione", raccontava pochi mesi fa Diavolo, interpellato sul fatto che i vertici del Pci di allora sapessero chi fosse il vero autore del delitto. Il 25 aprile scorso, in una lunga intervista rilasciata all'ANSA, 'Al Dievel' parlò anche dell'emergenza Covid.

"L'importante - fu il suo messaggio - è che, anche da una tragica vicenda come questa, impariamo a migliorarci, come persone, come comunità e come nazioni. La democrazia non è una conquista certa per sempre, va coltivata e devono esserne sostenuti i principi, giorno dopo giorno, non solo negli enunciati ma anche e soprattutto nei comportamenti e nel rispetto di quei valori che ci hanno consentito di conquistarla 75 anni fa".

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