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Fuoriluogo, 'no prove piano criminale'

Fuoriluogo, 'no prove piano criminale'

Motivazioni sentenza di appello che ha assolto 14 militanti

BOLOGNA, 23 agosto 2017, 18:59

Redazione ANSA

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GRECIA: ANARCHICI SALGONO E SI BARRICANO SU TORRE ASINELLI A BOLOGNA - RIPRODUZIONE RISERVATA

GRECIA: ANARCHICI SALGONO E SI BARRICANO SU TORRE ASINELLI A BOLOGNA - RIPRODUZIONE RISERVATA
GRECIA: ANARCHICI SALGONO E SI BARRICANO SU TORRE ASINELLI A BOLOGNA - RIPRODUZIONE RISERVATA

In quasi due anni di intercettazioni non è mai stata colta "nessuna pianificazione di imprese criminali" da parte degli anarchici di Fuoriluogo. E' l'osservazione nelle motivazioni della sentenza della Corte di Appello di Bologna che ha confermato le assoluzioni per frequentatori del circolo di via San Vitale, sequestrato nel 2011 quando scattarono misure cautelari. Il Pm Morena Plazzi aveva portato a processo 21 militanti, assolti a marzo 2014. Poi ha impugnato la decisione per 14 posizioni per associazione a delinquere, ma i giudici di appello hanno condiviso l'impostazione del tribunale sulla mancanza del 'pactum sceleris' tra imputati. Le conversazioni intercettate, si legge, "hanno ad oggetto la ricerca di una strategia capace di diffondere l'ideologia anarchica e di attirare l'attenzione su temi sociali ritenuti di assoluto rilievo" e "possono giungere al compiacimento quando è colpita la repressione", ma "non contengono la benché minima traccia di progettazione criminosa, né la presuppongono".

Gli imputati erano difesi dall'avvocato Ettore Grenci, insieme ai colleghi Simone Trombetti, Roberto Filocamo, Danilo Camplese, Claudio Novaro "La programmazione di manifestazioni di protesta, anche accesa e dura, nella quale la degenerazione in forme di violenza può essere prevedibile, non equivale ad un progetto criminoso di ampia portata in cui i delitti di danneggiamento o resistenza rappresentano lo scopo", spiega la sentenza. Né "l'approvazione a posteriori di un modus operandi violento messo in atto da soggetti estranei, con i quali si condivide un orientamento ideologico, è indice di partecipazione al reato e nemmeno di una sottostante struttura associativa volta a realizzare reati". E i documenti trovati nelle perquisizioni, "spesso inneggianti alla lotta violenta, restano espressione di un'ideologia che rifugge la democrazia e, quando assume contenuti estremi, è definibile insurrezionalista, ma sono privi di inequivoca valenza indiziaria: perché una cosa è la condivisione di un pensiero, o la generica teorizzazione della validità della violenza per raggiungere un obiettivo ideale, altra cosa è l'esistenza di un accordo finalizzato ad una serie indeterminata di reati". Nessuna associazione a delinquere, dunque, ma al massimo il concorso continuato per due episodi, già giudicati a parte: l'occupazione della Torre Asinelli di dicembre 2008 (finita prescritta) e un danneggiamento con incendio del luglio 2009, giudicato con condanne non ancora irrevocabili. "Nemmeno può dirsi - concludono i giudici - che l'ipotesi dell'associazione a delinquere sia la più plausibile, stante il contesto in cui sono maturati i comportamenti in esame: un circolo di propaganda politica i cui membri erano impegnati in innumerevoli iniziative di tipo sociale e politico prive di rilievo penale, ma anche in un dibattito sulle idee, da alcuni accettate pur se propugnanti forme violente e antidemocratiche e di lotta al 'sistema'".
   

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