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Ex sindaco S.Lazzaro, ecco la mia verità

Ex sindaco S.Lazzaro, ecco la mia verità

Macciantelli parla dopo archiviazione inchiesta, fummo corretti

BOLOGNA, 05 gennaio 2017, 15:45

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"Amici mi hanno rimproverato di non aver preso prima la parola. Penso che chi cerca di svolgere i compiti di amministratore pubblico 'con disciplina e onore', come prescrive la Costituzione, deve aspettare il momento giusto". Marco Macciantelli, sindaco Pd di San Lazzaro (Bologna) dal 2004 al 2014, rompe sul proprio blog un silenzio di due anni. Lo fa dopo che il Gip ha archiviato, su richiesta del Pm, l'inchiesta sulla cosiddetta 'Colata di Idice', le presunte minacce denunciate dalla sindaca successiva, Isabella Conti, Pd, dopo aver bocciato un intervento edilizio nella frazione di S.Lazzaro. "Visto che si è tanto parlato di cemento - scrive Macciantelli nell'articolato memoriale - vorrei chiarire una cosa: non c'è nulla in me che porti verso il cemento". L'ex sindaco, ora nella direzione del Pd provinciale, mai indagato, rivendica la correttezza dell'operato della sua giunta e ricostruisce l'iter che varò l'insediamento bocciato dalla Conti. Chiedendo: bocciarlo fu ponderazione tipica del buon governo?

Macciantelli (nella cui giunta, mai coinvolta nell'inchiesta, c'era come assessore dal 2013 anche Isabella Conti), sul blog marcomacciantelli.wordpress.com fa il punto della vicenda in un lungo intervento deciso dopo che l'archiviazione dell'inchiesta ha cristallizzato la sua correttezza e l'assenza di reati in quelle che furono definite pressioni da parte di sette tra amministratori, politici dello stesso Pd ed esponenti di Legacoop verso il sindaco Conti. Ricostruisce l'itinerario della pianificazione a S.Lazzaro negli 11 anni della sua amministrazione, i vari passaggi che portarono dal Piano regolatore generale al Piano operativo Comunale. San Lazzaro, ricorda, fu il primo ad arrivare nell'area metropolitana al Poc, che prevedeva la riqualificazione del comparto di Idice, comprese edilizia sociale, una nuova scuola, un nuovo impianto sportivo, la rinaturalizzazione dell'asta del fiume Idice. Non fu un 'accordo', precisa, "tanto meno un appalto, come si è scritto sui giornali, ma un avviso pubblico, un bando". La sua giunta ci mise due anni, dal 2011 al 2013, per arrivare al Pua, il Piano urbanistico attuativo, approvato nel febbraio 2104: "Se la nostra amministrazione fosse stata poco attenta - sottolinea - avrebbe dovuto chiudere col Pua pochi mesi dopo il Poc e invece si prese tutto il tempo per esaminare e approfondire, in relazione alle esigenze della comunità e delle parti sociali, ulteriori opere di riqualificazione a favore della frazione di Idice e dell'interesse pubblico". Macciantelli ricorda che ciò che aveva da dire sulla pianificazione lo aveva messo per iscritto in un libretto che pubblicò quando lasciò la carica, "La cifra di S.Lazzaro, 10 anni di mandato", dicendo che non lesse in seguito contestazioni o smentite. Per poi passare al "registro che mi compete, quello di carattere amministrativo e politico". Sostiene che la sua fu una politica di riqualificazione del suo territorio, senza consumi di suolo. E ricorda che S.Lazzaro fu al primo posto nella graduatoria delle "proposte ammissibili" sia nel bando regionale dei 3000 alloggi a ottobre 2008 sia, per le case di via Canova, nella graduatoria regionale tra i Comuni con più di 15mila abitanti per i programmi di riqualificazione per alloggi a canone sostenibile, nel 2011: "Chi sostiene che le politiche di riqualificazione e di contrasto al consumo, peggio, allo spreco del territorio, siano una novità dell'ultimo istante, non sa di cosa parla". Ricordando che quel piano prevedeva un intervento sulla base di un bando pubblico del consiglio comunale (non del sindaco o della giunta) da una compagine "che per l'80% era formata da imprese non cooperative, per buona parte residenti o operanti in S.Lazzaro". E che quel piano prevedeva 125 alloggi di edilizia sociale per chi rischiava di rimanere senza casa, che "ora mancano all'appello del fabbisogno dell'area metropolitana bolognese". Macciantelli aggiunge che a Idice non era prevista nessuna dispersione insediativa, mentre era incluso un consolidamento urbano di una frazione che esiste dal XIII secolo, non certo "una new town". L'ex sindaco ricorda che il Comune collaborò con la Provincia e che tutti i passaggi furono fatti insieme, "grazie all'impegno di un amministratore pubblico del valore di Giacomo Venturi", l'ex assessore provinciale a Pianificazione territoriale e urbanistica, Trasporti, Politiche abitative morto in un incidente stradale il 4 ottobre 2014. Macciantelli fa anche un'analisi per sostenere che la sua pianificazione, dopo 10 anni dall'idea, avrebbe certamente potuto essere ripensata e ridimensionata. Ma che è comunque corretto sottolineare che fu fatta nel rispetto della normativa. Chiosando che "cambiare idea si può, talvolta si deve: ma la partita va vista tutta, va raccontata tutto, in primo luogo ai cittadini". E sottolinea, nel beneficio del dubbio, di essersi limitato a prendere atto, senza interlocuzioni con l'amministrazione che lo seguì, dell'attivazione della procedura di decadenza del Pua di Idice. Ma, sempre nel beneficio del dubbio, "è ragionevole chiedersi se la decisione della decadenza del Pua sia stata davvero conforme alla ponderazione dei fattori in campo tipica del buon governo". "Dopo il clamore sollevato - dice ancora - ci si sarebbe potuto attendere riscontri rilevanti, per esempio l'emergere di condotte estranee ai nostri standard civili. Coloro che subirono addebiti, per le presunte minacce poi archiviate, invece sono persone non solo per bene, ma anche conosciute e stimate, che si sono fatte apprezzare nei loro campi di attività, non senza ruoli professionali, politici e istituzionali di primo piano". L'ex sindaco conclude che il vero "sistema" è quello di un "Paese costretto a estenuanti percorsi con decenni di lavoro e costi economici", cui si aggiungono ulteriori parole sulla semplificazione, o sull'innovazione, quindi tutto finisce nel solito porto delle nebbie: facendo prevalere non un fare responsabile, ma una specie di ansia inconcludente". Macciantelli conclude: "Dopo la pausa di riflessione che mi sono preso, conto di valutare il consiglio di quegli amici che mi sollecitano a riprendere il mio impegno".

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