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Ferdinando Scianna, foto che 'raccontano'

Antologica di 180 immagini alla Casa Tre Oci a Venezia

Roberto Nardi VENEZIA

VENEZIA - Ferdinando Scianna, primo italiano ad essere annoverato tra i membri dell'agenzia Magnum, quella di Robert Capa e del "maestro per eccellenza" Henri Carter-Bresson, ha messo le mani nel "cassettone della memoria", nel vasto archivio di un lavoro cominciato con le prime immagini della natia Bagheria, delle feste religiose in Sicilia, per scegliere le 180 foto che compongono l'antologica "Il viaggio, il racconto, la memoria", alla Casa Tre Oci, a Venezia, fino al 2 febbraio 2020 (catalogo Marsilio).
    Immagini in bianco e nero - oltre a una sezione con una serie di foto di moda realizzate appositamente a Venezia per ribadire il suo legame con la città - che raccontano oltre 50 anni di carriera di una degli autori più significativi della fotografia contemporanea.
    A dare un taglio fortemente "personale" all'esposizione, a dare indicazione della volontà dell'autore di "stare accanto" al visitatore, c'è la messa a disposizione di un'audioguida con lo stesso Scianna che narra in prima persona il suo modo di intendere la fotografia,"il mio rapporto con il mondo attraverso la fotografia". Altro segno di una carica emotiva che accompagna la rassegna, curata da Denid Curti, Paola Bergna e Alberto Bianda, per Civita Mostre e Musei e Civita Tre Venezie, una serie di installazioni-"trappole" dove la visione dell'opera si mischia con i tempi di lettura dei testi scritti dallo stesso autore, a formare quella sorta di "letteratura ibrida", come la chiama, che da tempo è centrale anche nei suoi libri.
    Il percorso si dipana lungo i tre piani della Casa Tre Oci, in uno spazio dove protagonista è la luce del bacino di san Marco, partendo dalle esperienze siciliane per poi svilupparsi, in varie sezioni, che colgono spunti di vita sociale, di religiosità e conflitti, di luoghi, di persone comuni e personaggi illustri, di bambini, di animali, di moda e modelle o di oggetti. Una carrellata di foto che - come è stato sottolineato - sono legate da un unico filo conduttore: la costante ricerca di una forma nel caos della vita.
    "Ho sempre considerato di appartenere - ha affermato Scianna che come come fotografo si considera "un reporter" - al versante dei fotografi che le immagini le trovano, quelle che raccontano e ti raccontano, come uno specchio. Perfino le fotografie di moda le ho sempre trovate nell'azzardo degli incontri con il mondo".
    La mostra offre l'occasione al visitatore la possibilità di condividere le diverse tappe di questo viaggio-racconto-memoria fatto di ricordo-ritorno alle origini, di contatto con le realtà del mondo e i suoi rapidi cambiamenti. "Mettere insieme il cassettone della memoria - ha detto ancora Scianna - è stato per quelli della mia generazione, a 18 anni, molto importante. Senza sapere perché ma intuivamo che il mondo che era stato nostro, che era stato dei nostri padri per tanto tempo, sarebbe scomparso di colpo, come un fumo in una giornata di tempo. Tutta la vita è in quel cassettone, lì siamo andati a riprendere gli elementi che ci permettevano di orientarci nel caos della vita".
    (ANSA).
   

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