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Shanghai, terra promessa per gli ebrei

Shanghai, terra promessa per gli ebrei

Esodo di 18mila persone verso Oriente, console Ho firmò 8.000 visti. Una mostra a Venezia lo racconta

VENEZIA, 10 marzo 2017, 13:33

Roberto Nardi

ANSACheck

Ebrei a Shanghai - RIPRODUZIONE RISERVATA

Ebrei a Shanghai - RIPRODUZIONE RISERVATA
Ebrei a Shanghai - RIPRODUZIONE RISERVATA

VENEZIA - Fu Shanghai la "terra promessa", tra il 1938 e il 1941, per migliaia di ebrei della piccola e media borghesia, provenienti dall'Austria e dalla Germania, ma anche dalla Polonia e altri Paesi dell'est europeo, in fuga dal nazismo e dalle leggi razziali. Un esodo di massa verso Oriente che interessò circa 18 mila persone e al quale contribuì in modo sostanziale il console generale della Cina a Vienna, Feng Shan Ho, una sorta di "Schindler cinese" che firmò probabilmente oltre 8.000 visti e che è stato insignito del titolo di Giusto tra le Nazioni.

"Shanghai - ricorda il prof. Marco Ceresa, docente e direttore dell'Istituto Confucio presso l'Università Ca' Foscari - era rimasta l'unica meta per gli ebrei, dopo le restrizioni del 1938, dove era possibile andare. Chiunque fosse nelle condizioni di poter partire poteva farlo. Fu un ondata che interessò persone non particolarmente illustri o facoltose, specie dall'area austro-germanica, ma dalla sola Polonia partirono verso la Cina in 2.000". A questi eventi non particolarmente noti legati alla Shoah è dedicata la mostra "Gli Ebrei a Shanghai", aperta dal 10 al 31 marzo nel Museo ebraico di Venezia e organizzata dal Dipartimento di Studi sull'Asia e sull'Africa Mediterranea di Ca' Foscari, dall'Istituto Confucio presso l'Università Ca' Foscari, con lo Shanghai Jewish Refugees Museum, l'Istituto Italiano di Cultura, il Consolato Generale d'Italia a Shanghai.

L'esposizione si sviluppa attraverso una quindicina di pannelli - nove di carattere storico e sei di testimonianze - e una serie di reperti dell'epoca (lettere, una patente di guida, certificati di matrimonio, il programma di un concerto di musiche popolari ebraiche e altro), prestati dal museo ebraico di Shanghai. Nella vicenda dell'esodo ebraico verso Oriente spicca la figura del Console Feng Shan Ho: si schierò contro l'antisemitismo e concedette numerosi visti agli ebrei offrendo loro una via di fuga verso l'estremo oriente. Dal 1933 al 1940, gran parte dei rifugiati si spostarono in Italia per imbarcarsi su navi da crociera salpate dai porti di Genova e Trieste; altri fuggirono nei Paesi dell'Europa Settentrionale e partirono dai porti sull'Atlantico. Il massiccio afflusso terminò nel 1941 a seguito della dichiarazione di guerra dell'Italia alla Francia e alla Gran Bretagna, che sancì la chiusura della rotta verso la Cina, e del bombardamento giapponese di Pearl Harbor, nel dicembre 1941, che diede il via alla guerra del Pacifico. Nella seconda parte della mostra viene presentata la vita dei rifugiati ebrei a Shanghai.

Dopo un periodo di libertà in cui gli ebrei avviarono proprie attività commerciali fino a creare una "Piccola Vienna" nel distretto di Hongkou a Shanghai, l'invasione giapponese della Cina nel 1942 portò a una mutazione della situazione. I giapponesi proclamarono l'istituzione di un ghetto nell'area di Tilanqiao, nel distretto di Hongkou (Shanghai), e obbligarono i rifugiati ebrei, provenienti dai Paesi "alleati" con i nipponici, a stabilirvisi.


   

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