E' concentrata su un singolo
capolavoro della storia dell'arte italiana la mostra-dossier 'La
Strage degli innocenti. Manifesto del Raffaellismo di Guido
Reni' allestita ad Aosta presso il Museo Archeologico Regionale:
dal 13 gennaio al 18 febbraio il pubblico potrà ammirare la
magnifica pala d'altare che il pittore bolognese nel 1611
realizzò nella sua città per la cappella Berò nella Chiesa di
San Domenico. L'opera, di grandi dimensioni (cm 268ž170) e
appartenente alle collezioni della Pinacoteca nazionale di
Bologna, racconta con notevole espressività l'episodio narrato
nel Vangelo di Matteo ed è di rientro dalla mostra francese del
Musée Condé di Chantilly (dove è stata esposta accanto all'opera
di Poussin dedicata allo stesso soggetto). Proprio per
comprenderla dal punto di vista tematico, la pala è corredata da
un nutrito apparato multimediale che ne illustra la storia e ne
approfondisce gli aspetti iconografici, stilistici, esecutivi.
"Questa pala, che si propone come icastica restituzione di un
evento d'inusitata violenza e drammaticità, mette in evidenza
come nessun altro le straordinarie capacità di sintesi formale
di Reni", scrive nel testo critico Mario Scalini, che ha curato
la mostra con Elena Rossoni.
Ma obiettivo dell'esposizione è non soltanto rivelare la
grandezza pittorica dell'artista, che raggiunge la piena
maturità ne La strage degli innocenti, ma anche quanto la sua
arte sia stata influenzata dalla lezione di Raffaello, come
affermato dalla tesi curatoriale. Il forte richiamo a Raffaello
è documentato grazie al secondo capolavoro esposto nella mostra:
accostata alla pala d'altare c'è infatti una Testa di Madonna
attribuita a Raffaello proveniente dalle Gallerie Estensi di
Modena, che evidenzia chiaramente il 'raffaellismo' di
Reni.
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