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Bernini e Velazquez, magia del ritratto a Perugia

Dal 22/6 capolavori dei due artisti seicenteschi

Nicoletta Castagni ROMA

PERUGIA -I famosi e splendidi autoritratti di Gian Lorenzo Bernini e Diego Velazquez racconteranno il reciproco influsso tra i due grandi maestri seicenteschi in una mostra allestita dal 22 giugno al 22 ottobre a Perugia, in quello straordinario scrigno d'arte che è il Nobile Collegio del Cambio, affrescato dal Perugino. Dal confronto tra i rispettivi capolavori emergeranno le innovazioni espressive e la vitalità del padre del Barocco, anche architetto, scultore e urbanista, e la profondità dell'indagine psicologica del genio spagnolo, in un vicendevole scambio che arricchì la loro arte. Intitolata 'Bernini e Velazquez: autoritratti in mostra', l'importante rassegna è curata da Francesco Federico Mancini, che ha selezionato opere particolarmente significative, in grado di documentare l'incontro tra questi due giganti del XVII secolo, avvenuto durante i lunghi soggiorni di Velazquez nella città eterna. Quello dei reciproci influssi tra Bernini e Velazquez è del resto un tema non ancora risolto pienamente dagli storici dell'arte e l'iniziativa di Perugia cerca, con rigore scientifico, di trovare nuove risposte. Ecco dunque, attraverso un scelta precisa di opere, un focus incentrato sulla ritrattistica, in particolare sull'autoritratto. Il punto di partenza di questa indagine è che Bernini e Velazquez sicuramente si incontrarono (e si frequentarono) fin dal primo soggiorno in Italia del maestro spagnolo, nel 1629-1630 (il secondo viaggio di Velazquez in Italia risale al 1650). ''A mio parere - dice Federico Mancini - l'incontro romano e il conseguente, straordinario incrocio di esperienze di due fra i maggiori protagonisti del '600 europeo, produsse benefici di reciproca utilità''. Velazquez, prosegue il curatore, grazie a Bernini, ''comprese quale forza espressiva si celasse nel taglio a mezzo busto del ritratto, da lui già sperimentato sul versante della scultura, e quanta vitalità potesse scaturire dalla tizianesca contrapposizione tra la maniera abbozzata degli abiti e la maniera finita dei volti''. Dal canto suo, Bernini apprese dal maestro spagnolo ''il modo di scavare nell'intimo nei personaggi, di entrare nella loro complessità psicologica''. Apporto a tale approfondimento è anche la riflessione dello storico dell'arte Tomaso Montanari, che ha trattato a lungo il tema. ''E' indubbio che i ritratti di Velazquez assumono dopo Roma una vitalità, una capacità di fissare un momento preciso, una gamma cromatica e una sprezzatura che prima non conoscevano - sottolinea - Ma è altrettanto vero che quelli di Bernini acquistano in profondità psicologica, in rarefazione della materia e in sobrietà. La cosa certa è che lo scambio è avvenuto ed è probabile che il saldo vada fissato in parità''. Al Collegio del Cambio si potranno ammirare, tra le altre opere, l' Autoritratto a mezza figura di Bernini e quello di Velazquez, ambedue custoditi agli Uffizi. Ma saranno presenti anche l' Autoritratto di Bernini del Museo del Prado, che divide gli studiosi tra chi lo ritiene di un anonimo seguace del Bernini e altri che individuano in esso un 'non finito' dell'artista e l'Autoritratto di Bernini del Musee Fabre di Montpellier, anch'esso ancora molto discusso e studiato.

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