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A Selinunte si miete il grano degli dei

A Selinunte si miete il grano degli dei

L'1 agosto nel Parco archeologico visitatori partecipano al rito

30 luglio 2019, 19:29

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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SELINUNTE (TRAPANI) - Nel parco archeologico di Selinunte torna il "grano degli dei". Giovedì 1 agosto, dalle 9:30, si rinnova infatti la mietitura del grano coltivato all'interno dell'area archeologica e con il quale saranno prodotti pasta, cous cous e altri prodotti ceralicoli con il logo sia del Parco sia del consorzio "Gian Pietro Ballatore", l'organismo che fa capo all'assessorato regionale all'Agricoltura. Quest'ultimo ha lavorato alla semina e alla raccolta dei cerali e dei legumi (lenticchie e ceci) in 10 dei 270 ettari del parco archeologico, puntando in particolare sui grani antichi con le varietà Perciasacchi, Bidì, Tumminia e Hammurabi. Al "rito" della trebbiatura, che sarà illustrato dall'etnoantropologo Antonino Frenda, potranno assistere i visitatori del Parco, partecipando così a un evento unico che si ricollega alla storia della città di Selinunte caratterizzata da un contesto sociale in cui furono i rappresentanti della aristocrazia terriera a porsi alla testa della polis e di un mondo dedito all'artigianato e al commercio.
    "Si tratta di un passo ulteriore verso l'apertura del Parco archeologico a nuove iniziative finalizzate alla sua piena fruizione - sottolinea il neo direttore del Parco archeologico di Selinunte, Cave di Cusa e Pantelleria Bernardo Agrò -. Dopo i Cantieri della conoscenza, che nei giorni scorsi hanno consentito ai visitatori di rendersi conto direttamente dei risultati ottenuti dalla ultima missione di scavi condotta dalla New York University e dalla Statale di Milano, adesso è la volta dei Cantieri del gusto, con i grani antichi e i legumi coltivati dal Consorzio Ballatore o il vino prodotto dal vigneto impiantato all'interno del Parco dalla cantina Settesoli in collaborazione con la Strada del vino Terre Sicane".
    I cereali hanno sempre rappresentato uno dei punti di forza della civiltà selinuntina, come è dimostrato dai numerosi reperti archeologici. Il termine deriva da Cerere, la dea romana delle messi e del pane che rendeva la terra fertile ed era perciò connessa con la crescita dei cereali. Il mondo dei cereali rappresenta quindi un possibile ambito culturale da utilizzare come modello di riferimento per l'implementazione di percorsi culturali per la promozione dell'intero sito archeologico. Alcune colture cerealicole, come il grano duro, rappresentano inoltre ancora oggi una componente fondamentale per la nostra cultura agroalimentare e della dieta mediterranea, che l'Unesco ha riconosciuto come patrimonio immateriale culturale dell'umanità. E parte di questo patrimonio culturale è stato certamente forgiato proprio nel territorio di Selinunte.
    "Quest'anno nonostante l'andamento climatico non favorevole - osserva Dino Messina del consorzio Ballatore - siamo riusciti a seminare in tempo utile e ci aspettiamo di avere delle buone produzioni dal punto di vista quantitativo e anche sotto il profilo qualitativo. Oltre al grano duro viene coltivata una specie, oggi non presente negli ordinamenti colturali delle aziende cerealicole italiane, il grano monococco Hammurabi che è stato il primo grano coltivato dall'uomo nella mezza luna fertile, circa 10 mila anni fa. Resti di questo cereale sono stati ritrovati durante alcuni scavi effettuati presso la grotta dell'Uzzo nella Riserva Naturale dello Zingaro in provincia di Trapani". Insomma non solo il "grano degli dei", ma anche quello dei nostri antenati della preistoria.
   

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