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A Gradara, Durer e gli incisori del Cinquecento

400 opere mettono a confronto con allievi, imitatori, copisti

di Federica Acqua GRADARA

GRADARA- Al via fino al 16 febbraio 2020 (solo sabato, domenica e festivi) a Palazzo Rubini Vesin di Gradara la mostra "Durer e gli incisori tedeschi del Cinquecento", che con oltre 400 opere (130 del maestro di Norimberga) e più di 50 artisti rappresentati, racconta l'arte del Rinascimento in Germania nella più grande esposizione su questo tema mai presentata prima in Italia. L'esposizione è aperta sabato, domenica e festivi. Previste aperture su prenotazione per gruppi e scuole.
    Curata dal giovane storico dell'arte Luca Baroni, l'iniziativa "non ha solo finalità estetiche, ma vuole essere un'occasione di studio per avvicinare il pubblico alla grafica, alle sue tecniche e diverse utilizzazioni: dalla propaganda politica della Riforma Protestante, all'illustrazione libraria".
    E' arricchita da una seconda esposizione che dal 2 dicembre alla Biblioteca Oliveriana di Pesaro raccoglie una trentina di pezzi.
    Tra questi, alcuni dei più alti esempi d'arte incisoria del maestro olandese Luca di Leida, amico e rivale di Durer, una coppia di collages ottenuti nel XVIII secolo tagliuzzando e ricomponendo una ventina d'incisioni originali di Durer, e una sezione di libri pubblicati e illustrati dall'artista come quello celeberrimo delle Proporzioni.
    Il percorso espositivo di Gradara è articolato in nove sale che ripercorrono in ordine geografico e cronologico il contesto storico artistico in cui operò Durer. Dai precursori quattrocenteschi, alle più importanti scuole incisorie di Norimberga (città dove operò l'artista), di Strasburgo, della Sassonia e del Danubio, per finire con le 'copie' che i maestri del '500 trassero dai suoi capolavori, diffondendone le caratteristiche e le innovazioni nel mondo. Tra i quattrocenteschi, figurano incisioni di Michael Wolgemut e Martin Schongauer, a confronto con una delle prime di Durer: l'illustrazione del poema di Sebastian Brandt 'Nave dei Folli', seguite dai cicli di xilografie eseguite dal maestro di Norimberga tra fine '400 e inizi del '500, tra cui l'Apocalisse di San Giovanni e la serie della Vita della Vergine.
    Vi sono anche i suoi più celebri bulini: dalla Melencolia alla Nemesi o Grande Fortuna fino alla Piccola Passione su rame, assieme a quelle degli allievi, tra cui l'orafo e incisore Soest Heinrich Aldegrever, e ai lavori dei contemporanei come Cranach il Vecchio. Infine le copie fatte da Marcantonio Raimondi delle opere di Durer, che per questo gli fece causa per plagio trovandole in vendita al mercato di Venezia, con quelle dei molti imitatori o ammiratori del maestro, poste a fianco delle originali, che fanno riflettere i visitatori sul concetto di falso. (ANSA).
   

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