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A Recanati apre la 'casa di Silvia'

A Recanati apre la 'casa di Silvia'

Tre stanze in scuderie ristrutturate di Palazzo Leopardi

RECANATI (MACERATA), 14 luglio 2017, 19:18

Redazione ANSA

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Apre 'Casa di Silvia ', diversa prospettiva su Leopardi - RIPRODUZIONE RISERVATA

Apre  'Casa di Silvia ', diversa prospettiva su Leopardi - RIPRODUZIONE RISERVATA
Apre 'Casa di Silvia ', diversa prospettiva su Leopardi - RIPRODUZIONE RISERVATA

dell'inviata Alessandra Massi

RECANATI (MACERATA) - Giacomo Leopardi visto "con gli occhi di Silvia". E' l'inedita prospettiva offerta ai visitatori dal 16 luglio prossimo, quando sarà aperta al pubblico la "Casa di Silvia": le tre stanze dove visse, con la sua famiglia, Teresa Fattorini, la figlia del cocchiere immortalata da Leopardi in una delle pagine più famose della poesia italiana. Tre stanze al primo piano delle antiche scuderie (restaurate con messa in sicurezza e recupero del colore originario dei prospetti), di fronte a Palazzo Leopardi sulla Piazzetta del Sabato del Villaggio.

Una cucina e due camere con soffitti a travi di legno arredate con mobili e suppellettili d'epoca, in parte già presenti da generazioni: un lavello in pietra, un camino sporco di fuliggine, un tavolo, una madia, letti e cassapanche, crocifissi, immagini sacre e rosari, abiti appesi a una corda (perché non ci sono armadi), un vecchio fucile a trombone, ma anche pettini, oggetti personali e attrezzi per la tessitura e la lavorazione di pizzo al tombolo ricostruiscono la dimensione di una vita familiare dei primi dell'800, ed evocano la figura di Teresa-Silvia "all'opre femminili intenta" al telaio, quasi coetanea di Giacomo e morta di tubercolosi ad appena 21 anni, nel 1818. Una ragazza di umili origini trasformata dal poeta nel simbolo della giovinezza e dei suoi sogni presto schiacciati dalla realtà. Il clou del nuovo percorso (ammesse solo 7 persone per volta) sono le finestre dell'ultima stanza, da cui si vedono quelle della biblioteca dove Giacomo trascorse anni di "studio matto e disperatissimo".

"Da qui - dice la contessa Olimpia Leopardi, discendente del poeta - non vediamo Silvia con gli occhi di Giacomo, ma Giacomo con gli occhi di Silvia e possiamo immaginare i pensieri di Teresa quando dalla sua stanza vedeva Giacomo al suo tavolino vicino alla finestra". "Quale sarà stato veramente il loro rapporto? - si chiede il conte Vanni Leopardi, padre di Olimpia -. Dai versi sembra che si siano parlati e anche confidati. Saranno stati innamorati? Giacomo ha scritto 'A Silvia' a Pisa dieci anni dopo la morte di Teresa", un lungo periodo forse necessario a elaborare un lutto. Al di là di ipotesi e suggestioni, ci sono progetti e obiettivi molto concreti. "L'idea del nuovo percorso di visita - spiega la contessa Olimpia - è nata dal basso, dai nostri dipendenti e dalle guide. Abbiamo voluto dare un segnale di rinascita dopo il terremoto. Ma c'è ancora tanto da fare per arrivare alla completa messa in sicurezza e al restauro di tutti i luoghi leopardiani, un percorso che sarà lungo e difficile".

Un impegno che i discendenti di Leopardi portano avanti "per amore". E perché fa parte della storia della famiglia: negli appartamenti delle scuderie hanno abitato per generazioni i 'famigli', "a casa di Silvia fino a 30 fa abitava il meccanico di mio nonno, che era un appassionato di moto". Nell'immobile sono stati recuperati anche altri spazi espositivi: il vecchio granaio al primo piano e l'ambiente al piano terra dove venivano riparate le carrozze. La "Casa di Silvia" sarà anche punto di raccolta dei fondi per il progetto Fai di ricostruzione dell'Oratorio della Madonna del Sole a Capodacqua di Arquata del Tronto. Per due mesi l'accesso alle tre stanze sarà gratuito "grazie al nobile contributo volontario del personale di Casa Leopardi".

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