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Arriva a Milano la mostra Love, l'amore è arte

Arriva a Milano la mostra Love, l'amore è arte

16 marzo 2017, 16:41

di Nicoletta Castagni

ANSACheck

mostra "LOVE. L 'ARTE CONTEMPORANEA INCONTRA L 'AMORE" > - RIPRODUZIONE RISERVATA

mostra "LOVE. L 'ARTE CONTEMPORANEA INCONTRA L 'AMORE" > - RIPRODUZIONE RISERVATA
mostra "LOVE. L 'ARTE CONTEMPORANEA INCONTRA L 'AMORE" > - RIPRODUZIONE RISERVATA

MILANO - Dopo il grande successo di Roma arriva a Milano la grande mostra LOVE. L'arte contemporanea incontra l'amore: l'apputamento è dal 17 marzo al 23 luglio al Museo della Permanente. 

Le molte facce dell'amore raccontate dagli artisti più famosi della scena internazionale: esposte circa 40 opere, fra cui installazioni di grandi dimensioni, realizzate da protagonisti del contemporaneo quali Andy Warhol, Tom Wesselmann, Gilbert & George, Robert Indiana,Vanessa Beecroft, Francesco Clemente, Marc Quinn e molti altri. Con il titolo 'Love. L'arte incontra l'amore', la rassegna prodotta e organizzata da Dart - Chiostro del Bramante e Arthemisia Group (sponsor Generali Italia), è curata da Danilo Eccher che ha selezionato lavori particolarmente significativi, spesso frutto di sperimentazioni in grado di toccare le corde più profonde. ''Quello dell'amore, spiega Eccher - è un tema dagli aspetti attrattivi, ma presenta molti trabocchetti e affrontandolo si corre il rischio di restare in superficie e far cadere la scelta su opere scontate''. Evitare derive carammellose ha quindi voluto dire, prosegue il critico, ''indagare questo sentimento sotto aspetti diversi. 'Love' non è una mostra che offre risposte, soluzioni, guide di comportamento, bensì propone sfaccettature, lezioni particolari di un tema infinito''.

L'invito per i visitatori, aggiunge Eccher, sarà così di ''riconoscere nelle opere esposte i dettagli dell'amore che sono propri''. E il percorso espositivo inizia ''inevitabilmente'' con 'Love', l'installazione di Robert Indiana del '64, dagli anni '60 l'icona dell'amore, di forza dirompente e al tempo stesso di una disarmante semplicità. ''Un semplice nome che affila la propria presenza scenica, declinando la recita nel soffice accostamento dei colori, nella sinuosità delle lettere, nel garbato ingombro dello spazio. La parola che diventa figura, con la stessa eleganza della calligrafia araba, ma con la forza imponente di un concettualismo impronunciabile''. La sua influenza è stata grande, sottolinea il curatore, che ha riservato a Wesselmann la sala successiva, con l'immagine di un amore sensuale, un elegante erotismo sussurrato, mai esibito, mentre Ragnar Kjartansson testimonia un sentimento intimo, segreto, inesprimibile, che si rivela con la teatralità dell'arte, lo spettacolo dell'immagine.

E se Francesco Clemente esprime l'amore come figura immaginifica, attraverso la visionarietà di figure simboliche in bilico fra magie orientali e accenni mitologici, l'installazione 'Infinity room' di Yayoi Kusama è una vera e propria esperienza sensoriale. Evoca ''uno spazio ripetuto all'infinito, un caotico gioco di specchi nel quale ci si deve immergere'', respirare la solitudine di un ambiente in cui ''è l'arte che sovrasta, che avvolge, che genera lo sgomento per una realtà assolutamente visionaria''. L'opera dell'artista giapponese quasi novantenne, così densa di energia, potrà essere visitata per soli 30 secondi alla fine del percorso che si snoderà negli spazi rinascimentali del Chiostro. ''Lo stesso azzardo richiesto da Kusama - dice Eccher - è compiuto da Gilbert & George nella 'messa a nudo' dagli artisti stessi, sono loro che devono subire le deformazioni operate dal computer, sono i loro corpi a essere sfigurati dall'intreccio delle immagini''.

A loro il critico, incontrandoli alcuni mesi fa, aveva chiesto di scegliere liberamente l'aspetto dell'amore al momento più importante. ''In tempo di Brexit - racconta - Gilbert & George hanno scelto l'amore per la patria e le immagini del loro lavoro si riempiono dei colori dell'Union Jack''. Mentre la portoghese Joana Vasconcelos ha voluto la struggente voce di Amalia Rodriguez per soffiare su un cuore gigante facendolo girare attorno alla sua immagine e lasciando sfocare gli inutili utensili di plastica che lo costituiscono. A documentare l'eterna oscillazione fra la grandezza di un amore assoluto e la fragile quotidianità del suo essere. Ecco quindi il volto di Marilyn immortalato da Andy Warhol, volto della bellezza contemporanea per antonomasia, lo sguardo di amori difficili, l'espressione di segreti inconfessati, l'icona di una complessità che travolge i sentimenti e le esistenze.

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