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I Marmi Torlonia in mostra da Roma al mondo

Accordo con Mibact anche per Museo. Restauri grazie a Bulgari

Daniela Giammusso ROMA

ROMA - "Si esce storditi da tanta bellezza. Sento parlare di questa collezione da sempre. Erano 70 anni che il pubblico non poteva vederla". Non nasconde l'emozione il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini, uscendo da un primo, riservatissimo, giro nella galleria di opere che alimenterà quella che è già una delle mostre più richieste dai "più importanti musei al mondo". Si chiamerà The Torlonia Marbles. Collecting Masterpieces, ovvero, la collezione Torlonia, la 'collezione delle collezioni', come narrano da sempre gli studiosi, che torna visibile al pubblico, dal 25 marzo 2020 al 10 gennaio 2021, nella nuova sede espositiva dei Musei Capitolini a Palazzo Caffarelli a Roma. Un'esposizione per ora parziale di quell'inestimabile tesoro d'arte che fu la Collezione dei principi, con 96 marmi romani (su 620 opere) raccolti tra il XV al XIX secolo, il progetto scientifico di Salvatore Settis e i contributo di Bulgari per i restauri. Ma che segna la prima tappa concreta dell'accordo tra il Mibact e la Fondazione Torlonia e che dopo un tour nel mondo porterà a un museo permanente per la Collezione a Roma.

"Le richieste internazionali sono tantissime. Non potremo accontentare tutti, sarà una scelta dolorosa", precisa Franceschini, presentando l'accordo insieme al vicesindaco di Roma Capitale Luca Bergamo, Alessandro Poma Murialdo, presidente Fondazione Torlonia, e Jean-Christophe Babin, Ceo Bulgari. "Ci avevano detto 'non ci riuscirete mai' - prosegue - Ma grazie a Settis siamo andati dal principe Alessandro. In un colloquio che ricorderò come tra i più affascinanti del mio mandato da ministro abbiamo costruito un percorso. Ora stiamo lavorando anche con il Comune di Roma e la famiglia Torlonia per trovare una sede adatta e per dare a Roma, in un tempo non troppo lungo, una collezione unica". Sarà dunque la creazione, "anzi il ritorno, del Museo Torlonia. Non lo vedrò prima della fine del mio mandato - sorride Franceschini - ma lo vedrò dopo". Un'occasione inseguita per decenni "da mio nonno", dice oggi Alessandro Poma Murialdo, frutto di una collaborazione "non comune tra istituzioni private, pubbliche e famiglia" e che "darà a questa collezione il respiro internazionale che merita. Sarà possibile far girare opere archeologiche con provenienza fuori da ogni dubbio".

Accuratissimo il lavoro di ricerca intorno a ogni opera della mostra, curata da Settis con Carlo Gasparri, archeologi e accademici dei Lincei e con l'organizzazione di Electa. "Le opere vogliamo farle riconoscere, più ancora che conoscere, perché finora sono note solo attraverso fotografie", spiega l'archeologo. Ultima delle grandi collezioni principesche di Roma, con il suo primo nucleo già all'inizio dell'800, la Collezione Torlonia, "per me la più importante dopo il tesoro di Tutankhamon", confessa Jean-Christophe Babin, con la mostra diventa così l'occasione per un viaggio indietro nel tempo. "Sarà come entrare in una stanza del vecchio museo Torlonia - prosegue Settis - ripercorrere la storia della collezione e del collezionismo in Italia, dal 1880 fino al '400", tra busti e sarcofagi che raccontano di luoghi e momenti storici come Villa Albani o la collezione Giustiniani. L'ultima delle cinque sezioni si ricongiungerà all'esedra dei bronzi e del Marco Aurelio dei Musei Capitolini, sottolineando il nesso fra gli inizi del collezionismo privato di antichità e la donazione al Comune da parte di Sisto IV nel 1471. Il tutto, chiosa il vicesindaco Bergamo, "nel nuovo spazio espositivo Caffarelli, nel cuore del Campidoglio, chiuso nel 1965 per difficoltà di manutenzione. Oggi, con un lavoro importante della sovrintendenza capitolina, torna disponibile ed entra a pieno effetto del sistema dei Musei Civici".

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