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Medardo Rosso tra materia e luce

Medardo Rosso tra materia e luce

A Palazzo Altemps la prima monografica a Roma dedicata all'artista

09 ottobre 2019, 19:10

Luciano Fioramonti

ANSACheck

Medardo Rosso - RIPRODUZIONE RISERVATA

Medardo Rosso - RIPRODUZIONE RISERVATA
Medardo Rosso - RIPRODUZIONE RISERVATA

I volti che affiorano dalla materia plasmata da Medardo Rosso e i marmi della classicità della splendida collezione Boncompagni Ludovisi di Palazzo Altemps. Un connubio suggestivo prende forma tra le sale preziose del Museo Nazionale Romano per la prima monografica che la capitale dedica al grande scultore torinese fino al 2 febbraio 2020. Ventinove opere in cera, gesso e bronzo scelte da Francesco Stocchi, curatore del Boijmans Museum di Rotterdam, e Paola Zatti, conservatrice della Galleria d'Arte Moderna di Milano, per raccontare l' evoluzione di un autore che seguì il suo percorso in solitudine, ossessionato da una ricerca sui soggetti che lo accompagnò per tutta la vita. La mostra, in collaborazione con la Galleria d'Arte Moderna di Milano, il Museo Medardo Rosso di Barzio e con Electa, offre anche l' occasione per analizzare il rapporto con i modelli dell' antichità e come l' artista tra il 1890 e il 1910 intese il concetto di copia, non pure riproduzione ma interpretazione.

"Nulla è ciò che sembra, la realtà nasconde" disse cogliendo un elemento che oggi - osservano i curatori - la realtà virtuale rende attualissimo. "Medardo Rosso è il primo artista moderno europeo - spiega Stocchi - una figura unica per estro e intuizione. Dedicava una attenzione maniacale agli stessi soggetti tornando a ritrarli a distanza di anni per registrarne i cambiamenti legati al tempo e al modo diverso di osservarli. Fu l' autore prediletto dai futuristi ed era sicuramente avanti rispetto al suo tempo". Il percorso segue due filoni, la produzione conosciuta dell' artista e il suo rapporto con l' antico, mai affrontato prima in una mostra. In una sala sono esposte 22 opere riprese da otto soggetti. Della bambina che sorride ci sono più versioni: la prima del 1889, quando si trasferì a Parigi dove visse per alcuni anni, e l' ultima nel 1928. "Dopo 30 anni - fa notare Stocchi - era ancora ossessionato dallo stesso sguardo e dallo stesso sorriso, e cercava di declinarlo di nuovo. Il suo credo non era rappresentare la realtà ma riprendere l' impressione che abbiamo del vero". In altre sale - tra cui quella spettacolare dedicata al Galata - sono distribuite sette copie dall' antico, busti e volti in bronzo o cera nera che "dialogano" con le sculture classiche della collezione. C' è poi una sezione di fotografie delle opere fatte da Rosso per gli studi sulla luce e poi divenuto filone di ricerca autonomo.

L'artista non permetteva a nessuno di fotografare i suoi lavori. "Sono l'unico che deve farlo perché so come vanno visti" diceva. Li intendeva come fossero dipinti che devono avere un punto di vista predefinito. I modelli in mostra provengono anche dalla Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma, Gallerie degli Uffizi, Galleria d'arte moderna di Palazzo Pitti di Firenze, Galleria Civica d'Arte Moderna e Contemporanea di Torino e Göteborgs konstmuseum di Goteborg oltre che da collezionisti privati. Dal Museo Rodin di Parigi, arriva la Rieuse, fusione in bronzo che Rodin scelse tra le opere di Medardo, artista con il quale è documentato un confronto intenso. Paola Zatti osserva: "Rosso è moderno perché è uno sperimentatore, non si siede mai sui risultati ma sperimenta fino agli ultimi soggetti affrontati in modo tormentato, con uno sguardo a quello che lo circondava nella Parigi di quegli anni. Rosso lavorava da solo, era autonomo così come nella formazione aveva rifiutato ogni insegnamento accademico. Segue una strada propria. Non vive in maniera limitativa il confronto con Rodin, che si esaurisce subito. Va avanti nella sua ricerca, che è soprattutto materica". Il direttore del Museo Nazionale Romano Daniela Porro, che sta per lasciare l' incarico per assumere la guida della Soprintendenza Speciale di Roma, ha ribadito che l' idea di dedicare la mostra a Medardo Rosso, dopo quella di Piero Fornasetti e le installazione di Alfredo Pirri e di Elisabetta Benazzi, segue "la nuova strategia espositiva caratterizzata dal dialogo, dal confronto e dalla contaminazione tra diversi periodi e generi della storia dell'arte rispetto alle collezioni custodite".

   

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