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Sergio Ceccotti, il romanzo della pittura

Fino 14/10 a Roma, 60 anni di opere del pittore detective

Daniela Giammusso ROMA

 ROMA -Un'auto parcheggiata nella notte. Il silenzio di un'elegante palazzina dai vetri bui. E poi lo squarcio di una lama, nell'unica finestra illuminata. Due ombre. Un delitto. Il richiamo a Hitchcock è lampante. ''Non sono mai appartenuto a nessun movimento, a qualche 'ismo'. Un peccato soprattutto dal punto di vista commerciale'', sorride Sergio Ceccotti, il maestro della pittura degli indizi, dei rebus, quasi un detective (o un giallista) sulla tela, cui Palazzo delle Esposizioni, fino al 14 ottobre, dedica ''Il romanzo della pittura 1958-2018'', personale a cura di Cesare Biasini Selvaggi, che ne ripercorre la carriera in 40 opere e 60 anni di lavoro. Non quelle più grandi, quasi gigantesche, andate a ruba sul mercato americano e d'Oriente. Ma si va dai primi dipinti fine anni Cinquanta, ricchi di suggestioni neocubiste come Il giradischi o il Ricordo d'Olanda, a quelli della prima metà degli anni Sessanta in cui riecheggia potente l'espressionismo tedesco (Al bar II). E poi quadri dai titoli - riportati anche su tela - come Avventura & mistero, il celebre Megalopolis che inaugura i '70, il Combattimento di Tancredi e Clorinda con i suoi ''ceccottiani'' interni borghesi disseminati di indizi (un vestito verde preparato sul letto, una tazzina di caffè ancora fumante, di chi saranno?) le vedute romane (da Settembre a Piazza dei Quiriti a Estate a piazzale Flaminio colte in un'apparente tranquillità, ma cosa sta per accadere?), in un rincorrersi di citazioni e riferimenti, dal re del giallo Hitchcock a Diabolik delle sorelle Giussani, il fotoromanzo, i rebus e i disegni dell'illustratrice della Settimana Enigmistica Maria Ghezzi. Fino al recentissimo Il mare dipinto, quadro nel quadro, dove l'azzurro delle onde si agita su un cavalletto nell'immobilismo di un vuoto studio marrone. Classe 1935, romano, Ceccotti, ''che espose a Palazzo delle Esposizioni già in una collettiva giovanile del '55 - prosegue Biasini - ha sempre avuto un percorso solitario, ma per questo è interessante. E' diventato il padre della neofigurazione nata negli anni '90. Le sue fonti sono attualissime: le sitcom, il cinema, la scenografia, la letteratura, da Modiano a Paul Auster, Georges Perec o Antonio Tabucchi. Come nel test sulle macchie di Rorschach, dai suoi quadri emergono letture sempre diverse''. ''Possono esistere diverse analogie fra le arti - riflette Ceccotti - I miei quadri si avvicinano ai romanzi non perché raccontino alcunché, ma perché offrono spunti per immaginare intere storie. Vanno guardati nel corso del tempo, per scoprire nuovi particolari, nuove luci. Per questo chi li possiede difficilmente li vende: fanno compagnia tutta la vita. Un mio movimento? I movimenti si fanno quando gli artisti sono giovani e si devono far conoscere - risponde - Alla mia età basta così, va bene com'è andata''. ''La mostra su Ceccotti - aggiunge la vicepresidente del nuovo Cda di Palaexpoo, Clara Tosi Pamphili - è l'inizio di un percorso, dopo un lungo lavoro in cui l'azienda ha vissuto grandi progetti anche senza la guida di un Cda. E' il varo di un corso nuovo, non perché si rinneghi il passato, ma perché trasversale'', in cui ''ogni mostra deve essere occasione per parlare anche di altro e approfondire''. Completa la personale, il documentario inedito Cercando il Signor S., realizzato da RUFA - Rome University of Fine Arts.

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