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Basquiat, un genio di strada a New York

Al Chiostro del Bramante esposte circa 100 opere

di Nicoletta Castagni ROMA

 ROMA  - I collage, le grandi tele dalle cromie sfacciate o i monocromi disseminati di parole, teschi, ossa, i disegni anatomici, perfino il servizio di piatti con i ritratti più improbabili di antichi maestri o compagni di strada, il genio ribelle e spiazzante di Jean-Michel Basquiat è in mostra da domani al 2 luglio negli spazi rinascimentali del Chiostro del Bramante. Esposte circa 100 opere provenienti dalla Mugrabi Collection, in grado di ripercorrere l'intensa e troppo breve attività di una delle figure più iconiche (e controverse) della cultura newyorkese degli anni '80. Con il titolo 'Jean-Michel Basquiat. New York City', l'esposizione riporta le tag, gli acrilici, le grafiche del giovane 'writer' di origini haitiane e portoricane, che per quasi un decennio (dall''80 all''88, anno della sua precocissima morte) fu tra i personaggi di punta della grande mela, pupillo (e vittima) di un mercato dell'arte alle soglie di una nuova era. In sintonia con la crescita smisurata di Wall Street, quello che si accorse prematuramente dell'appena ventenne Basquiat ''era un mercato cannibale - dice il curatore della mostra Gianni Mercurio - che più che opere voleva vendere e comprare individui, e che si rivelò deleterio'' per la fragile umanità dell'artista. E del resto la New York che lo vede all'opera nelle strade della uptown, stava uscendo rapidamente dal degrado degli anni '70, con una straordinaria fioritura di linguaggi e di mondanità. ''Basquiat era un autodidatta - prosegue Mercurio - aveva cercato una formazione accademica, ma la sua vera scuola era stata la strada, dove lasciava i suoi aforismi criptici, con quelle frase sui muri che seguivano il ritmo dell'hi-pop''. Un poeta e un pittore che usa le frasi come pennellate (era lui stesso a dirlo) anche sulle tele affollate di parole o rimandi eruditi dalla scienza alla storia all'arte, affiancate a figure dal tratto infantile, personaggi spaventosi o eroici fino alle leggende della musica nera. Uno stile facile e accattivante, capace di mescolare la rivisitazione di un meditato primitivismo con le tensioni dell'espressionismo astratto e le nuove vie della figurazione, tracciate dalla Transavanguardia italiana di Clemente e Chia. E' quest'ultimo a portare Basquiat a Modena per una prima personale, dopo la storica collettiva al Ps1, dove si era fatto notare. Ma la gallerista Annina Nosei lo riporta presto a Manhattan, ''un passaporto straordinario'' quello della gallerista di origini italiane, fin dagli anni '60 legata agli ambienti sperimentali e d'avanguardia americani. E' nello scantinato della Nosei che si mette a punto la costruzione dell'immagine del giovane. Era un luogo, dice Mercurio, ''pieno di droghe di ogni tipo, musica jazz ad alto volume, e corrispondeva non poco al suo profilo. La notte lo vedeva protagonista nei luoghi più in del momento, come il Mudd Club, frequentato da tutti gli artisti dell'avanguardia newyorkese, tra cui John Lurie, Arto Lindsay, Kenny Scharf, Keith Haring'' e dove lui stesso suonava con il gruppo dei Grey. Il percorso espositivo rende conto dell'intera produzione dell'artista, proprio grazie all'attenta selezione di un collezionista come Mugrabi, che aveva conosciuto il Basquiat degli esordi e che non ha mai smesso di comprare (e vendere e scambiare) i suoi lavori ben presto tra i più quotati. Quindi, tutte opere di estrema qualità, ormai diventate 'storiche', e non deve meravigliare perché la raccolta Mugrabi è tra le più importanti al mondo di arte contemporanea. Basti pensare che può vantare circa 800 lavori di Andy Warhol, il padre della Pop Art che fu forse l'artista più vicino a Basquiat. Abbandonato dal padre quando era un bambino, spiega il curatore, Jean-Michel vede in Warhol la figura paterna di cui aveva sentito con profonda drammaticità l'assenza. Dal canto suo, lo stesso Warhol non aveva avuto figli e il legame affettivo diventa vicendevole e duraturo, costretto però a spezzarsi per le speculazioni di galleristi che li costringono a un lavoro comune, giudicato un'operazione commerciale e accolto male a New York. Ma soprattutto per la morte di Warhol, avvenuta nel febbraio del 1987, che toglie a Basquiat ogni riferimento e lo fa precipitare nell'inferno dell'eroina. Morirà un anno dopo di overdose, a soli 27 anni, genio e sregolatezza fino in fondo.

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