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Daniele da Volterra in mostra a Roma

Daniele da Volterra in mostra a Roma

Dal 17 febbraio a Palazzo Corsini i rari dipinti mobili

ROMA, 17 febbraio 2017, 17:55

di Nicoletta Castagni

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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  GALLERIA CORSINI  -Due splendidi dipinti di Daniele Ricciarelli detto Daniele da Volterra, famoso per il suo legame con Michelangelo e passato alla storia per aver messo i celeberrimi 'braghettoni' a molti dei nudi del 'Giudizio Universale', sono in mostra da domani al 7 maggio negli spazi della Galleria Corsini (sede con Palazzo Barberini delle Gallerie Nazionali di Arte Antica). Provenienti dalla collezione privata senese dei Conti Pannocchieschi d'Elci, i capolavori illustrano uno snodo cruciale della cultura figurativa moderna e al tempo stesso testimoniano la fortissima influenza del Buonarroti, a cui Ricciarelli fu tra i più vicini nella sua esperienza creativa e umana. Con il titolo, 'Daniele da Volterra. I dipinti d'Elci', l'esposizione romana rappresenta una nuova occasione (e la prima da quando è alla direzione Flaminia Gennari Santori) in cui le Gallerie Barberini Corsini ospitano dipinti provenienti da una collezione privata. "Ritengo - ha detto la direttrice - che il dialogo tra il museo e l'universo del collezionismo possa innescare un circolo virtuoso di conoscenza, scoperta e condivisione pubblica del nostro patrimonio artistico ed è un percorso che le Gallerie proseguiranno nel futuro". Curata da Barbara Agosti e Vittoria Romani, la mostra si incentra sulla tela con 'Elia nel deserto' e sulla tavola con la 'Madonna con il Bambino, san Giovannino e santa Barbara', poco esposte al pubblico per la loro peculiarità di essere tra le rare opere mobili dell'artista toscano. Si tratta infatti di due dipinti riconosciuti come capolavori da una ormai antica e autorevole tradizione critica, custoditi da oltre un secolo nella raccolta privata senese dei d'Elci, cui sono pervenuti per via ereditaria da Casa Ricciarelli, e sottoposti a vincolo di tutela sin dal 1979. Nato a Volterra nel 1509, il Ricciarelli studiò inizialmente con gli artisti senesi, il Sodoma e Baldassarre Peruzzi, che probabilmente accompagnò a Roma nel 1535 aiutandolo nella realizzazione degli affreschi di Palazzo Massimo alle Colonne. Dopo un apprendistato nella bottega di Perin del Vaga, tra gli allievi prediletti di Raffaello, da Volterra passò a lavorare nel circolo di Michelangelo, il quale grazie alla propria influenza presso Paolo III, assicurò a Daniele il posto di superintendente delle opere in Vaticano, una posizione che mantenne fino alla morte del papa nel 1549. Il Buonarroti gli fornì anche degli schizzi sui quali Ricciarelli basò alcuni dei suoi dipinti. Benché siano conservate a Siena, le due opere in mostra a Palazzo Corsini furono appunto realizzate nella città eterna durante il pontificato del papa Farnese e illustrano uno snodo cruciale della cultura figurativa moderna. Come documentano le due magnifiche pitture, è innegabile l'impatto del Giudizio e degli ultimi affreschi michelangioleschi, in particolare quelli della Cappella Paolina con le loro drammatiche sperimentazioni stilistiche, su un artista come Daniele da Volterra, maturato accanto a Perin del Vaga, celebrato erede della grazia di Raffaello. A sottolineare questa tensione espressiva, l'allestimento è ideato al di fuori della quadreria settecentesca, mettendo così i due capolavori in dialogo con alcune opere ad essi coeve della collezione museale, come l''Annunciazione' di Marcello Venusti e la 'Sacra Famiglia', recentemente attribuita a Jacopino del Conte, altra figura di spicco del manierismo romano. A rimarcare una volta di più il proficuo rapporto che gli artisti della generazione di Daniele intrattennero con il mondo espressivo di Michelangelo. In mostra è presente anche una serie di riflettografie (analizzate da Angela Cerasuolo, responsabile del Centro Documentazione Restauro della Soprintendenza, Museo di Capodimonte) che hanno permesso di fare chiarezza sulla genesi e sullo sviluppo progettuale delle opere, circoscrivendo meglio i loro caratteri stilistici e la datazione. 

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