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Castelporziano, a spasso nella tenuta del Presidente

Dal 20 settembre sette percorsi tra arte e natura

di Daniela Giammusso CASTELPORZIANO (ROMA)

CASTELPORZIANO (ROMA) - Riserva naturale da più di 6.000 ettari, 3.000 animali e mille specie vegetali, praticamente un quarto dell'intera flora italiana. Territorio così bello, dove la macchia mediterranea si mescola ai querceti fino a tuffarsi in mare in dune di sabbia, che l'uomo ha cominciato a frequentarlo sin dalla preistoria.

Leggendario approdo di Enea in fuga da Troia, nei secoli divenuta meta ambitissima per le ville d'otium della Roma imperiale, poi bene della Chiesa, fondo delle aristocratiche famiglie Del Nero e Grazioli, acquistata dallo Stato come riserva di caccia per i Savoia nel 1872 e ora tenuta del Presidente della Repubblica dal 1948. Dopo Palazzo del Quirinale a Roma e l'aumento del numero dei visitatori a Villa Rosebery a Napoli, dal 20 settembre per la prima volta si aprono al pubblico anche i cancelli di quel polmone verde unico e incontaminato della tenuta di Castelporziano. ''Un progetto fortemente voluto'' dal Presidente Sergio Mattarella, racconta il suo portavoce Giovanni Grasso, ''per il quale una Commissione tecnico scientifica ha studiato tempi e modalità, nel rispetto di un ambiente che rappresenta un unicum, dal punto di vista storico-archeologico ma soprattutto ambientale''. L'intenzione, spiega il Consigliere Daniele Cabras, era di non limitarsi ad ''aprire le porte, ma organizzare visite di qualità per capire i tanti mondi che qui coesistono''.

Area naturale protetta dal 1999, la tenuta sarà visitabile da scuole e pubblico cinque giorni a settimana (info www.palazzo.quirinale.it). In calendario a rotazione, proprio per non impattare eccessivamente su un ecosistema unico al mondo, sono previsti cinque percorsi naturalistici da affrontare gambe in spalla, uno storico-artistico e uno tra archeologia e natura, tutti con visite guidate da giovani tirocinanti universitari. Si andrà alla scoperta del Castello ottocentesco, dove talvolta soggiorna anche il Presidente, e del suo borgo, tra il padiglione delle carrozze, il Museo archeologico e il grande mosaico con scene marine del giardino all'italiana riportato qui nel 2008 dal Museo nazionale romano. Arriva dal Vicus Augustanus, piccola città romana in miniatura progettata nel I secolo a.C. nella zona più a ridosso del mare della tenuta, dove racconta Maria Giuseppina Lauro della Commissione cultura del Comitato Scientifico, ''si trovava anche il procurato elephantos, incaricato di addestrare gli animali per i giochi al Colosseo''.

Basta addentrarsi di più tra i boschi, dove si può eccezionalmente passare dalla macchia mediterranea a zone quasi da foreste tropicali (''la Tenuta con il suo verde da sola assorbe un quarto della CO2 di Roma'', dice il membro del Comitato Carlo Blasi), tra sugheri monumentali, daini, caprioli, cavalli, istrici, piccoli rapaci (''il 70% degli uccelli migratori passa di qui'') e una cinquantina di piccole naturali dove si bagnano le tartarughe, ''per scoprire come qui sia possibile studiare la presenza dell'uomo dall'origine ai giorni nostri'', prosegue la Lauro. Luogo simbolo è la Villa imperiale di Tor Paterno con tanto di impianto termale e volte affrescate, costruita in età augustea con acquedotto e un intero sistema viario, i cui segni raccontano anche della ben più recente Chiesa intitolata a S. Filippo Neri e dei bombardamenti inglesi.

Tutto intorno, nascosti tra il verde, è un rincorrersi di resti e testimonianze. E proprio qui dovrebbe esserci anche quella villa d'otium di cui Plinio Il Giovane, segretario dell'imperatore Traiano, favoleggiava scrivendo al suo amico Gallo. Le ragioni dell'ambiente e del rispetto per gli animali impediscono campagne di scavi, ma ''le indicazioni sul luogo sono molte e precise. E - ammette la Lauro con un sorriso sicuro - siamo molto fiduciosi di trovarla''.

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