(di Marzia Apice)
Chi pensa che l'emozione, il
dinamismo e la tensione drammatica siano gli elementi dominanti
in un'opera d'arte non può perdersi una visita alla grande
mostra con cui il Rijksmuseum di Amsterdam rende omaggio a due
tra le più grandi personalità artistiche italiane: "Caravaggio
- Bernini. Barok in Rome", primo progetto all'estero dedicato
alla nascita del Barocco italiano. Realizzata in stretta
collaborazione con il Kunsthistorisches Museum di Vienna
l'esposizione è stata progettata dall'agenzia Formafantasma di
Amsterdam, composta dagli italiani Simone Farresin e Andrea
Trimarchi, e resterà allestita fino al 7 giugno.
Dai sublimi giochi di luce di Caravaggio, con capolavori come il
Narciso, il Ragazzo morso da un ramarro e l'Incoronazione di
spine, alla potenza del marmo di Bernini, con il giovanile
Bacco, il commovente San Sebastiano, il busto di Medusa, ma
anche rari ritratti marmorei di Thomas Baker, del cardinale
Richelieu e un autoritratto: non mancano nel percorso opere
straordinarie per virtuosismo tecnico e intensità emotiva, che
continuano a colpire occhi e cuore di chi le guarda in virtù di
un linguaggio ancora oggi rivoluzionario. Del resto, grazie alla
genialità di Caravaggio e Bernini, Roma divenne nei primi
decenni del XVII secolo la culla di un nuovo, sorprendente
linguaggio, che riuscì a fondere in un unico insieme pittura,
scultura e architettura e che poi ha influenzato l'arte di tutta
Europa.
Ed è proprio sul fermento artistico di quegli anni romani che la
mostra si focalizza, presentando al pubblico un corpus di oltre
70 opere barocche provenienti da musei internazionali e
collezioni private - non solo i maestri Caravaggio e Bernini, ma
anche dipinti di Ludovico e Annibale Carracci, Guido Reni,
Giovanni Baglione, dei Gentileschi, di Nicolas Poussin, Simon
Vouet e dell'eccentrico Tanzio da Varallo e sculture di
Alessandro Algardi, tra cui Sonno (Slaap) di marmo nero, la
statua danzante del Fauno Rondinini del fiammingo François du
Quesnoy, massimo esponente del Barocco romano, e una statua
equestre in bronzo di Francesco Mochi: in tutti questi lavori si
trovano tracce dei termini principali del vocabolario artistico
dell'epoca, concetti come "meraviglia", "vivezza", "moto",
"scherzo" oppure "terribilità", espressi alla perfezione sulla
tela o sulla materia scolpita in un'arte che punta a una visione
reale della vita, esaltando la dimensione drammatica e la
perfezione tecnica.
Un'idea di allestimento chiara ed elegante anima il progetto di
Formafantasma, nella convinzione che niente deve turbare il
predominio dell'emozione e della drammaticità che permea ogni
opera esposta: ecco perché Farresin e Trimarchi hanno scelto uno
stile che punta sulla sobrietà, optando anche per i tessuti
Kvadrat in tonalità calde capaci di abbinarsi alle atmosfere del
XVII secolo.
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