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Un buon vicino alla Biennale di Istanbul

Un buon vicino alla Biennale di Istanbul

Riflessione sul dialogo in epoca di muri. Con un tocco d'Italia

16 settembre 2017, 14:59

di Cristoforo Spinella

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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ISTANBUL - "Chi è un buon vicino?". È una manifestazione fatta di domande, e di risposte collettive, la 15esima Biennale di Istanbul, che da domani e fino al 12 novembre, animerà la metropoli sul Bosforo con esposizioni, simposi e workshop. I lavori di 56 artisti provenienti da 32 Paesi saranno visibili gratuitamente in 5 spazi espositivi, concentrati soprattutto nella zona europea di Galata, "per potersi spostare a piedi da un posto all'altro". Un'edizione che pone al centro la riflessione sull'idea di casa e di appartenenza a un luogo, sul dialogo con l'altro e il confronto tra diversi. "Un buon vicino" - questo il titolo scelto dalla coppia di curatori scandinavi Elmgreen & Dragset - sbarca nella Turchia venuta fuori dal golpe fallito e sempre più scossa dai conflitti tra sostenitori e avversari del presidente Recep Tayyip Erdogan.
    Un Paese dove oggi, a dispetto della politica di "zero problemi con i vicini" teorizzata dall'ex premier Ahmet Davutoglu, il rapporto con chi sta appena oltre il confine appare insieme turbolento e intensissimo: dal nuovo popolo siriano, con gli oltre 3 milioni di profughi che vivono in Turchia, più che in ogni altro posto al mondo, ai conflitti regionali, fino alla possibile indipendenza del Kurdistan iracheno ormai alle porte. "In un momento in cui un presidente americano è stato eletto proponendo l'idea di un muro con il Messico, o in cui assistiamo alla Brexit, abbiamo voluto riflettere sulle trasformazioni in corso nel mondo", spiegano i curatori alla presentazione dell'evento allo storico liceo francese Saint Benoit. Oltre la metà delle opere, sottolineano, sono state concepite ad hoc per il tema della Biennale. "E non c'è stato nulla che volevamo fare e ci è stato impedito", assicurano, rispondendo a una domanda su eventuali censure nella Turchia che incarcera giornalisti e intellettuali dissidenti. Organizzata dalla Fondazione per le Arti e la Cultura di Istanbul (Iksv) e sponsorizzata dalla holding Koc, la Biennale di Istanbul compie 30 anni e nel tempo è diventata sempre più influente nella scena artistica. Alla manifestazione partecipa anche il nostro Paese, con il sostegno istituzionale del Consolato generale e dell'Istituto italiano di cultura a Istanbul per la partecipazione dell'artista Monica Bonvicini, con un'esposizione nell'hammam Kucuk Mustafa Pasha nel quartiere storico di Fatih. All'Istituto si svolgeranno anche diversi eventi paralleli, partendo già venerdì con un colloquio che coinvolgerà l'Istituto europeo di design sul ruolo e il futuro dei manager del settore culturale. Non mancherà l'attenzione al tema dei migranti, con una giornata organizzato la prossima settimana con una ong locale, mentre il 23 e 24 ottobre ci sarà spazio per un appuntamento sul confronto tra la cultura italiana e quella turca degli anni '70. Per la prima volta, la manifestazione lascerà anche un'installazione permanente, con l'opera 'Where do we go from here?' (Dove andiamo da qui?) dell'artista svizzero Ugo Rondinone, adattamento di quella già esposta a piazza Taksim per la Biennale del 1999, che sarà collocata nei pressi del secondo ponte sul Bosforo. (ANSAmed).
   

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