afferma il neo presidente illustrando la nuova strategia comunicativa - è cambiato dopo il boom dell'anni '90 con il conseguimento della Docg. Passato il periodo - chiarisce Antonelli- il periodo di essere considerati un po' i portabandiera dei vini autoctoni con una produzione di un vino "muscoloso", il Montefalco ora è un prodotto più bevibile e nella denominazione vanno segnalati i bianchi fermi Trebbiano Spoletino e il Grechetto che ci ricordano di essere anche "bianchisti". Intanto la vendemmia è appena iniziata e, riferisce Antonelli, ''si prevede buona''.
Oggi la denominazione vanta 750 ettari di Montefalco Docg e 450 di Montefalco Doc per un totale di circa di 65 aziende e un areale che comprende Bevagna, Gualdo Cattaneo, Castel Ritaldi e Giano dell'Umbria. Si segnala inoltre che dal 2000 ad oggi la produzione del Sagrantino è quasi triplicata: da 660 mila a circa 1.5 milioni di bottiglie. In particolare nel 2017 all'interno della Doc Montefalco la produzione dei vini bianchi rappresenta circa il 12% della Doc con il Montefalco Grechetto Doc che è pari al 9%, mentre, il Montefalco Bianco Doc rappresenta il 2,5%. Nel 2017 la Doc Montefalco dei vini rossi rappresenta invece l'88% dell'intera produzione. Infine il Montefalco Rosso Riserva Doc è pari al 31% del totale della denominazione Montefalco Doc.
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