Un'identità unica, peculiare, coraggiosamente custodita in quello che probabilmente si può considerare, con le sue circa 120.000 bottiglie dal 1958 al 2007, il più grande archivio storico di un'azienda vitivinicola non solo italiana. "Un patrimonio importante - ha sottolineato Pedron - non solo per il suo valore economico (stimato in circa 25 mln) ma perché rappresenta una sorta di codice genetico del grande Amarone della Valpolicella. Un codice definito attraverso il perpetuare di un metodo di produzione che non si è mai modificato nel tempo, che ha sempre visto nel rispetto del terroir, anche attraverso la naturalità della messa riposo delle uve, il suo elemento di riferimento basilare. Per questo oggi non ci sentiamo "solo" custodi di vini preziosi ma custodi anche di un metodo di produzione che ha garantito non solo l'autorevolezza di Bertani, ma anche la credibilità di una denominazione".
La parte tecnica della degustazione è stata commentata dal direttore operativo di Bertani Domains, Andrea Lonardi che è riuscito a far percepire con chiarezza non solo le caratteristiche di ogni singola annata ma anche il legame che univa le diverse vendemmie. "Un legame - ha spiegato Lonardi - frutto di un metodo che da sempre ha nella "semplicità" il suo faro di riferimento. Un metodo capace di esaltare le caratteristiche più vere e peculiari della Corvina e degli altri vitigni di questa terra capaci di regalare vini di eleganza e bevibilità estrema. Un metodo che unisce in maniera straordinaria e unica anche annate così lontane anagraficamente come la 1958 e la 2008. Ma un metodo che fa esaltare anche le caratteristiche di ogni annata, da quelle più calde a quelle più fredde riuscendo però sempre a non perdere mai lo stile tipico Bertani, lasciando sempre al tempo il ruolo di far parlare al meglio i vini".
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